lunedì 13 novembre 2017

Legge di bilancio, un altro passo verso la privatizzazione della Sanità - Fabio Sebastiani






Intervista (audio) a Carlo Palermo, Anaao-Assomed: «Tra cinque anni usciranno tra i trentamila e i quarantamila medici che non si saprà come rimpiazzare»


Venticinque miliardi in meno dal 2010 ad oggi. E’ questo il maxi-taglio alla sanità denunciato dal sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed. Carlo Palermo, vice-segretario del sindacato, spiega a Radioredonda (clicca qui per ascoltare l’intervista) che ormai siamo in presenza di un vero e proprio depauperamento, grazie anche all’azione combinata delle Regioni, che ha come risultato finale un’ulteriore spinta verso la privatizzazione. «Noi non accettiamo questo aut aut che ci pone il Comitato di settore della Sanità – aggiunge Palermo – che afferma l’impossibilità di stipulare il contratto perché il Fondo sanitario nazionale è incapiente».
Quello del rinnovo del contratto di lavoro è un altro vulnus della questione. «Le Regioni non hanno accumulato quello che la legge obbligava a fare». Due dati nel confronto con l’Europa: quota di Pil destinata alla sanità più bassa, decessi tra i più alti ed età media dei medici a cinquantaquattro anni, «che è la più alta al mondo».
«Il disagio sul lavoro è ai massimi livelli. Siamo di fronte a un taglio delle dotazioni organiche che corrisponde al 10%» aggiunge Palermo. «Nei prossimi cinque anni usciranno i medici che avranno superato lo scalone della Fornero, tra i trenta e i quarantamila. Intanto, per il meccanismo delle specializzazioni post-laurea, non avremo risorse umane per sostituirli». «Alla fine qualcuno dirà “il sistema non regge più” e saremo in piena privatizzazione» conclude Palermo.


2 commenti:

  1. “Lo Stato sociale era la grande invenzione del Novecento”; “l’insostenibilità del welfare è un fatto puramente ideologico, conti alla mano è più costoso il non-welfare: l’Italia con il 7-8 % del bilancio di spese sanitarie garantisce ai suoi cittadini cure migliori degli stati Uniti che spendono il 17-18%”; “Prima la differenza di salario tra un dipendente medio di un’azienda e il direttore generale era 1 a 30. Ora è di 1 a 500 e nessuno dice niente.” Questo lo dice quel vecchio democristiano di Romano Prodi, nel libro intervista a Marco Damilano "Missione Incompiuta" ...

    RispondiElimina
  2. E' pazzesco che a difendere lo Stato sociale in Italia sia rimasto solo Prodi ...

    RispondiElimina