domenica 19 agosto 2012

La badante di Bucarest - Gianni Caria

la prima cosa che impressiona è che qui le italiane vanno in Romania a far le badanti, e questo per chi legge è un elemento di coscienza e di conoscenza.
vedere le cose con un altro occhio (l'occhio dell'altro) stupisce e lascia senza fiato.
da non perdere - franz



La Badante di Bucarest è un romanzo che tratta di burle della storia, di ribaltamenti di vite e di lettura del fallimento annunciato di un sistema economico, quello capitalista, arrivato ad un capolinea di orrore e disperazione. Gianni Caria, new entry del variegato parco dei magistrati-scrittori, non sceglie( grazie a Dio!) la strada ruffiana del noir da classifica ma imbocca il sentiero tortuoso di una storia solo apparentemente surreale e di difficile digeribilità per gli stomaci deboli abituati al “cibo letterario” liofilizzato e inscatolato. Avvertenza per l’uso: non è un romanzo da svago e la sferzata di emozioni che offre non ha niente a che vedere con quelle da thriller incentrato sul poliziotto esistenzialista di turno: qui parliamo di pancia, di sconfitte dolorose, risentimenti e ricerca di un egoismo liberatorio e indispensabile per una sopravvivenza la cui unica e definitiva ambizione è rappresentata  dagli ottocento euro da mandare a casa a fine mese…

Opera strutturalmente calibratissima, tra flashback, pensieri monologanti, stringhe di riflessione e dialoghi essenziali, densa e angosciante per la carica d’umanità, affronta dall’interno anche il problema del rapporto italiani-rumeni, ribaltando le prospettive a cui siamo abituati: è un’italiana a varcare il confine rumeno, ad affrontare il problema della lingua e di una cultura straniera. Accanto alla solitudine, infatti, il tema dell’esclusione è continuamente presente, nelle sfaccettature più varie: esclusione dalla vita (il professore), dagli affetti (Maria, il marito e i ragazzi), dalla comunità straniera (né la famiglia del professore né gli altri sembrano interessati ad aiutare Maria nell’integrazione, a cominciare dal divario linguistico). Sfociando nel dramma psicologico ed esistenziale, il romanzo di Caria si inserisce nel numero esiguo di quei libri che vorremmo far conoscere e regalare a chi amiamo. Per aprire le proprie visuali, per emozionarsi, per rabbrividire e, a libro terminato, per riflettere ancora.

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