venerdì 28 aprile 2017

Tormenta – Russell Banks

a parte il titolo italiano davvero poco fedele (il titolo inglese è Affliction), anche Tormenta è un gran libro.
il personaggio che racconta è il fratello buono, Rolfe, che è fuggito da Lawford appena possibile, e racconta la storia di Wade, il fratello sfigato, che è rimasto nella cittadina, e vive di lavoretti elargiti dai potenti, ha un padre terribile, una famiglia a pezzi, una figlia che non sa trattare, una moglie che se n’è andata in città, si è rifatta una vita, forse anche Wade si rifarà, con difficoltà, una vita, ma succede qualcosa, e Wade non può fare finta di niente.
sono in tutto 400 pagine, e dispiace arrivare alla fine, Russell Banks non annoia mai.
in esergo una frase di Simone Weil: “Il grande enigma della vita umana non è la sofferenza, è la sventura”.
il libro è del 1989, a pagina 284 appare Donald Trump.
la traduzione è di Massimo Birattari.
Tormenta mi ha ricordato Manchester by the sea, i personaggi sono quelli di paese, di cittadine molto vicine, e abbastanza sfortunati.
nel 1997 ne è stato tratto un film, diretto da Paul Schrader, Wade è interpretato da Nick Nolte, appaiono, fra gli altri, Sissy Spacek, James Coburn e Willem Dafoe.
buona lettura.






La disperata esistenza del protagonista Wade Whitehouse è figlia di un'infanzia difficile, dell'impossibilità di uscire da soli dal personaggio che ci si è costruiti e dai pre-giudizi che ne conseguono, da un desiderio/aspettativa di redenzione che passa attraverso l'immagine irraggiungibile di un sé ideale.
"Tormenta" è una tristemente reale discesa negli inferi di un uomo prigioniero del proprio passato, dei propri fallimenti, delle proprie frustrazioni; Russell Banks tiene in mano saldamente le redini della narrazione che, soprattutto nella prima parte, è spettacolare per come riesce a calare il lettore nel contesto geografico, sociale, climatico e relazionale di un piccolo paese del New Hampshire attraverso splendide e minuziose descrizioni dei protagonisti, del panorama, della ritualità…

L'aspra bellezza di questo romanzo si direbbe il risultato, quasi casuale, del netto contrasto tra la schematicità della fabula (nientemeno che l'uccisione del padre: il quale, prevedibilmente, da morto appare "piccolo, acciambellato, con la taglia e la forma di un bambino addormentato") e la dolorosa, delicata esattezza di mille dettagli e osservazioni, e piccoli incidenti ed episodi di sfondo o di contorno (i cervi nascosti sulla montagna; l'apparizione della figlia di Twombley, bionda, alta e snella sulla balconata; l'oscura, atavica diffidenza per l'ebreo; un camioncino che lentamente sprofonda nel lago ghiacciato, la scena terribile dell'estrazione del dente, ecc.) - finché tali episodi restano di sfondo o di contorno e non vengono risucchiati nel gorgo della follia paterna e del furore filiale.
P.S. Da dove è saltato fuori il titolo italiano, Tormenta (in inglese è Affliction: cioè, semmai, Tormento), per un romanzo in cui - è vero, sì - nevica spesso, ma la cui scena madre avviene in una giornata di luce abbacinante ("E poi all'improvviso Wade fu all'esterno del fienile, in mezzo alla luce, circondato di campi di neve luccicante e dagli alberi neri al di là di essi, e sopra di lui, innumerevoli chilometri di cielo azzurro, e il sole, un disco appiattito, bianco e freddo come l'infinito")?

ci sono romanzi che sono geograficamente potenti. in cui il luogo e il clima sono talmente forti, condizionanti, presenti, da essere quasi vivi, quasi un personaggio. un romanzo ambientato nel Nord degli stati uniti, una piccola cittadina vicino a Concord. Boschi, foreste e un clima inospitale con la neve presente per dieci mesi l'anno. Il clima influenza i caratteri e le vite: gli uomini, provati dai lavori di fatica e dal freddo, bevono e sono tendenzialmente violenti; le donne, piegate dagli eventi, precocemente invecchiate e deluse. l'unica soluzione sembra essere la fuga: chi riesce ad andarsene, trova una relativa pace, chi resta, sembra avere un destino ineluttabile e comune. Un romanzo che indaga come un carattere possa essere forgiato da tanti fattori e come un uomo tendenzialmente buono, desideroso di tranquillità e calore, possa accumulare errori su errori. Il libro è ormai fuori catalogo, ed è un peccato perché il romanzo è potente e scritto benissimo. L'unica pecca è una eccessiva verbosità in alcuni punti che rende lo svolgimento un po' macchinoso, e una traduzione un po' antiquata. altamente consigliato.

Un capolavoro. Un libro che si legge tutto d'un fiato, sempre e ovunque, sfruttando ogni ritaglio di tempo della giornata. E' scritto benissimo. Lo stile narrativo è fresco e autentito, pur nella sperimentazione di tecniche nuove e originali. Non scade mai nel pure esercizio stilistico. La potenza descrittiva dei personaggi e del loro mondo è tale da creare nella mente del lettore immagini forti come quelle che un bravo regista fa scorrere sullo schermo cinematografico. Mi piace anche il titolo, tormenta, che nulla toglie all'originale affliction, ma anzi gioca sul confine tra il dramma interiore dell'individuo e quello esteriore, causato e condizionato dall'ambiente che lo circonda.

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