domenica 23 aprile 2017

Lo Yeti cercava giustizia ma trovò la legge

di Gianluca Ricciato con una lettera di Francesca Malerba alle istituzioni romane


Lo Yeti è uno dei pochissimi locali romani che io conosca ad avere il bagno a norma di legge per chi non è “normodotato”, come si dice. Non sarà veramente l’unico mi auguro, perché io non ho visitato tutti i locali romani, ma qualche centinaio ormai credo di sì e sono quasi sicuro di non averne mai incontrati, di bagni a norma di legge, nella capitale italiana (l’unico altro bagno a norma che mi viene in mente è quello di Tuba, sempre al  quartiere Pigneto).
Ci penso sempre, mentre mi infilo in anfratti angusti e spesso maleodoranti, alle poche leggi giuste come sempre disattese, e alle tante sbagliate che vengono usate contro le persone ogni giorno.
La storia dello Yeti di questi giorni parla più o meno di questo, anzi di molto peggio, e per questo voglio condividere una lettera scritta di getto dalla mia amica Francesca, scrittrice e ricercatrice, affezionata allo Yeti come me, anzi più di me.
La lettera è stata indirizzata alle istituzioni romane. Mi sembra che in poche parole dica un po’ tutto delle “normali” atrocità quotidiane che viviamo. Specialmente quando siamo un po’ meno “normali”.
Gianluca
***


Egregi signori,
sono venuta a sapere della multa e chiusura di tre giorni della libreria caffè Lo Yeti e della cosa più sconcertante: l’ordine di smontare la rampa che ha permesso per anni l’accesso al locale da persone diversamente abili e mamme con carrozzine e passeggini.
Non vivo al Pigneto, ma ne conosco la realtà di spaccio e di fuga delle famiglie. Non vivo al Pigneto, ma conosco la realtà dello Yeti e mi sono trovata spesso a percorrere km e km da casa mia per partecipare a iniziative culturali di ogni genere, da presentazioni di libri, dibattiti. A pomeriggio il locale è sempre pieno di genitori che chiacchierano e bambini che giocano, la sera si parla, le presentazioni dei libri sono sempre animate da discussioni su problemi reali, ci si confronta anche tra sconosciuti. Lo Yeti è un posto dove ci si confronta, ancora, e forse è proprio questo il problema.
Ultimamente lo Yeti ha organizzato un evento di promozione per la Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini, ospitando l’evento, in cui sono stati organizzati giochi scientifici per bambini, e si è fatto un reading di divulgazione scientifica in romanesco su Rita Levi Montalcini e altre scienziate. Un posto da punire insomma, solo per una rampa che permette la partecipazione a questi eventi a persone diversamente abili e a bambini con passeggini.
I gestori del locale raccontano che sono 14 anni che cercano di ottenere il permesso per la rampa. Se chiudere una libreria per una rampa per disabili, in un locale in cui si fa cultura, in un quartiere minacciato dallo spaccio, si chiama legalità, allora spiegatemi gentilmente cos’è l’illegalità. Spiegatemi per piacere chi bisogna punire e chi bisogna premiare, perché questa società e queste regole mi confondono. Sperando nel buon senso, porgo distinti saluti —
Francesca Malerba, PhD Scuola Normale Superiore Pisa e European Brain Research Institute (EBRI) – Fondazione “Rita Levi-Montalcini” Laboratory:  Neurotrophic Factors and Neurodegenerative Diseases 

Nessun commento:

Posta un commento