lunedì 20 febbraio 2017

Monumenti - Gian Marco Ibba



Piccole innocue riflessioni che mi sono saltate in mente quando ho appreso di quella turista che avrebbe "sfregiato" il Colosseo incidendo il suo nome su quelle mura venerande. Schifosa, maledetta, brutta persona e incivile, certo. Ci mancherebbe pure che non lo dicessimo. Specchio dei nostri tempi, ovvio, etc. Poi riflettendoci meglio, sfregio per sfregio, mi sono venuti in mente tutti gli italianissimi sfregi che nei secoli abbiamo inferto noialtri, al Colosseo, anche durante il civilissimo Rinascimento, quando illustri e ispiratissimi architetti commissionavano a cuor leggero lo smantellamento di intere sezioni marmoree dell'antico monumento, tra gli altri, da destinare alla costruzione delle moderne chiese.
Erano altri tempi, mi si potrebbe dire. Certo che forse, però, dalla pluridecorata sensibilità rinascimentale sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più e di meglio. Ad esempio un zinzinello di rispetto in più per quella classicità antica sulla cui retorica esaltazione ci hanno smandrappato i coglioni da sempre.
Ah, un'altra cosa: mi sono soffermato a pensare anche alla funzione che aveva questo straordinariamente elogiato edificio. Al di là della sapienza costruttiva, del suo indubbio valore estetico e altre supercazzole, quello era un luogo di morte. Già, non dimenticatevelo, boccaloni che siete. Quello era un luogo in cui, secondo i calcoli degli storici, in tutto il periodo in cui è stato operativo, sono state trucidate, per il sollazzo del popolaccio di Roma, come minimo un milione e mezzo di persone.
Siamo lontani dai sei milioni di ebrei uccisi nei campi, ma considerando la minore densità di popolazione del tempo e le inferiori capacità tecnologiche dell'antichità rispetto a quelle dei più moderni e organizzati tedeschi è stato comunque un risultato di tutto rispetto. Roba che Goebbels ne sarebbe stato fiero, per non parlare di Himmler. Perché al Colosseo si offriva lo spettacolo quotidiano dello sterminio sistematico di uomini che per varie ragioni non erano considerati uomini, ovvero soggetti di diritto, ma carne da macello da torturare nei modi più creativi e truculenti che si potesse immaginare. Non vi ricorda niente? Insomma, il paragone è più che lecito, mi sembra. Il nostro monumento simbolo è una prova tecnica di Auschwitz in salsa mediterranea. Roba che se Auschwitz avesse avuto architetti migliori forse in futuro qualche idiota lo esalterebbe come preziosa testimonianza di un glorioso passato.


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