giovedì 20 ottobre 2016

obiettori con la vita degli altri - bortocal


io non so se sia vero che una giovane mamma è morta di parto a Catania al quinto mese, assieme ai suoi due gemellini, perché il medico si è rifiutato di intervenire su uno dei due che respirava male, per obiezione di coscienza.
lo dice il padre, che ha denunciato il medico.
ma io voglio essere prudente, anche se mi sento indignato al pensiero,
e aspetto l’indagine della magistratura.
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ma non mi servono le conclusioni dell’inchiesta per dire che è ora di smetterla in Italia di fare gli obiettori con la vita degli altri.
l’obiettore di coscienza merita il massimo assoluto rispetto.
ma la sua obiezione non può arrivare a costruire uno stato parallelo dove le leggi non valgono.
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i medici che sono obiettori rispetto alle leggi dello stato siano pienamente rispettati, ma come i cittadini che le hanno votate.
un medico obiettore puo` certamente esercitare la sua professione e non essere violato nella sua coscienza.
ma soltanto privatamente, cioe` soltanto per coloro che si riconoscono nei suoi valori.
se il medico invece sovrappone i diritti della sua coscienza ai diritti pubblici degli altri con un atto individuale di proterva e sanguinosa arroganza, se questo costa la vita agli altri, questo e` omicidio.
non obiezione di coscienza.
. . .
il troppo osannato papa Francesco ha detto di recente:
“Una volta che la legge è stata votata lo Stato deve rispettare le coscienze. Perché è un diritto umano, anche per il funzionario del governo, che è una persona umana. Lo Stato deve anche rispettare le critiche. È questa una vera laicità”.
sono pesanti sciocchezze.
una volta che la legge è stata votata, sono le coscienze che devono rispettare la legge, e non viceversa.
a che cosa servirebbe una legge se poi ciascuno è libero di rispettarla oppure no secondo la sua cosiddetta coscienza?
ci sarebbe ancora uno stato se questo fosse il criterio da seguire?
non è accettabile che nello stato un gruppo particolare dica:
approvate pure la legge che volete, tanto noi facciamo come ci pare…
mi pare anzi che sia proprio questo modo di pensare assurdo alle radici del modo di operare mafioso,
che crea una legalità, o meglio una illegalità, parallela.
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la libertà di critica è sacra.
ma questa libertà di espressione del proprio pensiero non si confonde col diritto di non rispettare la legge.
chi ritiene di non potere applicare una legge, perché va contro dei valori insuperabili per lui, certamente non deve fare la fine di Antigone.
(fu condannata a morte per avere dato sepoltura al fratello, nemico della città, e avere violato la legge.)
ma se riveste un incarico pubblico sia coerente con se stesso e con le leggi dello stato, e lo abbandoni. 
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