domenica 16 ottobre 2016

“Che schifo il diario con il velo islamico”: genitori che educano all’odio - Silvia Cotta Ramusino


Una scuola vicentina ha distribuito a mille alunni un diario che in copertina ritrae una bambina con lo hijab, il velo islamico. Un disegno in stile pop art, colorato, percepito dai genitori come un grave affronto alla decenza. Il fatto che quel disegno fosse una rappresentazione di Malala Yousafzai, la ragazzina pakistana vincitrice del premio Nobel per la Pace, passa in secondo piano. Insorgono quei genitori, scatenano un vespaio su Facebook, ormai irrinunciabile teatro di qualsiasi tipo di scontro sociale, politico e culturale.
 “Io sono senza parole – scrive Giulia – E anche qui sarebbero solo insulti… Vergognatevi! I comunisti sono pregati di non commentare con moralismi, storie di integrazione di sto c***o e altre M***”. È poi un susseguirsi di hashtag: #loschifo #èoradibasta #vergogna e commenti indignati: “Ma i genitori tutti zitti? non ho capito l’obbligo di avere una cosa che non condivido…deghe fogo!!!!!!!”, “A me sale l’omicidio” fino all’exploit delle foto di Benito Mussolini e proposte di roghi davanti alle scuole.
È tanto lo sconcerto, a partire da quello della preside Luciana Bassan che si dichiara sorpresa e amareggiata. “Sorpresa perchè nessuno si è lamentato di persona e amareggiata perché quella copertina e tutti gli altri 11 disegni contenuti nel diario sono frutto di un lungo lavoro di due classi V di Zanè sul tema “Gesti famosi, donne semplici”, che ha portato loro a vincere un concorso scolastico. Oltre a Malala sono state ritratte anche Anna Frank, Rita Levi Montalcini, Indira Ghandi. Amereggiati sono anche gli insegnanti ma soprattutto i ragazzi, che si sono impegnati tanto su temi come la libertà e il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Cari genitori, forse è il caso che facciate una riflessione sulla vostra reazione anziché su quel bel disegno di cui ignoravate il significato”.
Sono anche questi i genitori d’oggi. Chi plasma le menti di esseri innocenti rischiando di trasformarli in mostri a loro immagine e somiglianza. Possiamo quindi meravigliarci per le manifestazioni di violenza? Per gli atti di bullismo? Per gli stupri fra i banchi di scuola? Per i suicidi dettati dalla disperazione della persecuzione? Chi dovrebbe educare ai valori e insegnare il rispetto è solo in grado di spingere a respingere il diverso, alla critica sterile, battezzando nell’odio. Il fatto che per ogni cattivo genitore ce ne sia un altro capace di educare e crescere in modo adeguato i propri figli non è sufficiente, perché l’odio si diffonde con maggiore facilità della comprensione e del rispetto.
Malala ha lottato mettendo a rischio la propria vita e lotta ancora affinché in ogni luogo le bambine e ragazze come lei abbiano il diritto all’istruzione, perché possano ricevere un’adeguata educazione scolastica. In Italia siamo ancora più indietro, a rischio non è tanto (o solo) l’educazione a scuola, ma quella che si respira nelle case.

Nessun commento:

Posta un commento