domenica 17 luglio 2016

sulla censura di Olbia a Sabina Guzzanti

Minculpop Olbia - Francesco Giorgioni

Le auto della polizia locale ferme davanti al Civico IV di via Porto Romano, nel centro di Olbia.
La forza pubblica mobilitata per impedire la proiezione di un’opera cinematografica tra mura private.
Rita Borsellino, sorella di Paolo, che rinuncia ad intervenire in diretta, visto il surriscaldarsi degli animi.
Bisogna chiamare le cose col loro nome: ieri, a Olbia, è stato commesso un brutale atto di repressione, di matrice tipicamente fascista.
Commesso per oscurare un film che non ho visto e magari non mi piacerà, ma poco importa che io lo abbia visto o no e che piaccia o no a me, al sindaco, all’assessore, a chiunque altro: “La trattativa” di Sabina Guzzanti è un punto di vista personale su una fase cruciale, delicatissima, irrisolta del nostro passato recente.
È uno sforzo di comprensione e merita rispetto. Ma foss’anche una pellicola di scarso valore, non spetta ad un sindaco o un assessore metterla all’indice.
Non è un film clandestino, ma un documentario proiettato al Festival del cinema di Venezia e in centinaia di piazze italiane.
E non è colpa della Guzzanti se Marcello Dell’Utri è in cella con l’accusa di associazione mafiosa.
O se lo stalliere Mangano lavorava ad Arcore.
Repressione, dunque. Non repressione di un oppositore inteso fisicamente, ma repressione della ricerca storica, del tentativo di conoscenza, della documentazione.
La forma più ottusa e violenta di soffocamento dell’intelletto.
Un’opera intimidatoria da Minculpop.
Repressione, censura, cancellazione per decreto di una fase del nostro passato prossimo ancora per larga parte oscura, ma sulla quale è meglio non porsi domande.
Ieri si è voluto negare il diritto di indagare sulla fine della prima Repubblica e sulla transizione verso la seconda, sulle bombe ai monumenti e sulla presunta trattativa sottobanco tra mafia e Stato.
La politica, con ostentata protervia, ha cancellato dalla mattina alla sera un appuntamento culturale programmato da mesi, sconfessando l’opera di chi aveva assemblato la manifestazione.
L’ha proibita nella biblioteca comunale, l’ha di fatto impedita al di fuori.
“Ostentata protervia”, perché una volta si aveva il pudore di camuffare la censura, di nasconderla sotto una coltre di spiegazioni cervellotiche ma formalmente inattaccabili. Oggi non più, oggi si dice senza imbarazzi che ha diritto di parola solo chi non rompe i coglioni.
Ieri, al Civico IV di via Porto Romano, l’aria vibrava di indignazione, come da anni non capitava di avvertire in questo clima molle da democrazia intorpidita.
C’era tanta gente che non aveva previsto di partecipare alla serata, ma poi è accorsa per manifestare il suo raccapriccio, avendo saputo del sasso in bocca.
Ma al titolare del Civico IV – il locale scelto dopo il divieto di proiezione in biblioteca – era stato fatto presente dalla forza pubblica che la trasmissione del film nel locale non sarebbe stata autorizzata, cosicché il commerciante ha preferito evitare rogne.
E così la Guzzanti ha proposto una marcia verso il municipio. Il corteo è dunque partito: una processione scandita da “Bella ciao” e slogan, una sfilata tra i tavolini di bar e ristoranti all’aperto, sotto gli occhi di turisti incuriositi.
Non è di fatto successo nulla, se non la proposta del sindaco di San Teodoro di spostare nel suo paese la serata. Ma sarebbe stata una fuga e la folla in tumulto non lo avrebbe accettato.
Cosa c’entra la piccola Olbia, comunità da 60 mila abitanti, con vicende molto più grandi di lei?
L’aspetto locale è forse quello più sconcertante della vicenda.
C’è un sindaco, Settimo Nizzi, che ha vinto contro tutti i pronostici ed è tornato a comandare quando sembrava che la sua stella avesse smesso di brillare.
Per tutta la campagna elettorale gli era stata cucita addosso una veste rassicurante e lui l’ha resa credibile usando toni morbidi, concilianti, tradendo la sua fama di uomo aggressivo, fuori dalle righe, facile alla collera e ai duelli all’arma bianca.
Una reputazione costruita nei 22 anni di attività politica, iniziata proprio nello stesso momento in cui Berlusconi piombava sulle istituzioni.
Fu Berlusconi a scegliere lo sconosciuto ortopedico Nizzi per la candidatura alle regionali di quell’anno, fu Berlusconi ad imporlo candidato sindaco a Olbia nel 1997. Nizzi capitò per caso a Villa Certosa – il medico di fiducia era in ferie – per dare un’occhiata al padrone di casa, reduce da una caduta.
I due si presero subito.
Ma negli ultimi anni il rapporto si era raffreddato e quella complicità venuta meno, sarà anche che Nizzi le ultime comunali le aveva perse rovinosamente.
Il sindaco di Olbia tutto può essere fuorché uno sprovveduto. Pare difficile credere che abbia imboccato la strada della censura senza sapere quali conseguenze avrebbe comportato.
Questo divieto di proiettare un film dai contenuti sgraditi è un modo per dimostrare a tutti che, archiviate le strategie suggerite dagli spin doctor, l’uomo è rimasto esattamente quel che era: un decisionista insofferente al dissenso, pronto a comandare anche contro la democrazia e i diritti sanciti dalla Costituzione, convinto di avere comunque la maggioranza dalla propria.
Un uomo che deve mostrare il suo potere, nei modi più vistosi possibili.
Ma questo atto così spericolato appare anche come un tentativo di compiacere platealmente il padre politico di Arcore.
Come dire, siamo con te e davanti a te ci genuflettiamo, accogliendo ogni tuo desiderio, ancorché inespresso.
Questo era il tono del rozzo comunicato stampa firmato dall’assessora alla Cultura, nelle cui righe il ruolo istituzionale dell’amministratore viene grossolanamente soppiantato dalla fede politica personale e dall’ammirazione per il leader, benché pregiudicato ed espulso dal Parlamento.
Dato troppo volte per morto, Berlusconi potrebbe presto resuscitare politicamente e riconquistare le posizioni di popolarità perdute.
Essere nelle sue grazie conviene.
Quello di ieri è stato un esercizio di fedeltà. Costato la sospensione delle libertà democratiche: un prezzo giudicato evidentemente ragionevole da chi ha deciso che “La Trattativa”, a Olbia, non dovesse vederla nessuno.
E invece, questa censura è stata la più grande promozione possibile per il film della Guzzanti e i manifestanti sono corsi a vederlo ciascuno nelle proprie case, a corteo concluso.
Viviamo ancora in uno Stato libero e Olbia tutto sommato ne fa parte.



Nizzi, l’assessora alla Pubblica Istruzione e la censura - Romina Fiore

L’ho esposto mille volte ai miei alunni delle classi V durante le lezioni di storia…
Ho spiegato fino alla nausea in cosa consisteva quell’odiosa limitazione della libertà d’espressione. Seguendo pedissequamente il loro libro di testo ho raccontato a occhi increduli, fortunatamente infarciti di democrazia, di quel controllo fascista attuato nel ventennio tra il 1922 e il 1943, dei mass media, della stampa, della radiodiffusione, della parola, sfociato nella soppressione della libertà.
Ho riferito della censura, raccomandando risolutamente e incessantemente che si può non essere d’accordo con qualcuno o su qualcosa, ma che nessuno ha il diritto di mettere un bavaglio.
Li ho anche esortati a non permettere a nessuno di tappar loro la bocca.
E quando l’ho menzionato come un pericolo scampato, mi sbagliavo.
Oggi ho capito di aver commesso un errore clamoroso.
E me ne sono resa conto oggi perché è di oggi la notizia che la giunta Nizzi di Olbia, nella persona dell’assessora alla Pubblica Istruzione, ha diramato un comunicato stampa col quale ha riesumato quel bavaglio che ho sempre proibito ai miei alunni.
L’assessora alla Pubblica Istruzione, che dovrebbe avere come obiettivo prioritario lo sviluppo di strumenti critici negli studenti e la loro formazione autonoma di cittadini consapevoli, oggi ha mostrato cos’è una museruola per l’informazione e come si usa.
L’ha mostrato a tutti e, con l’avvallo del sindaco, anche agli alunni.
Stasera, presso la Biblioteca Civica Simpliciana, si sarebbe dovuto tenere un appuntamento legato alla rassegna letteraria “Sul filo del discorso”. Appuntamento che prevedeva la proiezione del film La trattativa di Sabina Guzzanti.
Un documentario che poteva piacere o non piacere, ma che racconta di alcuni episodi della storia italiana dagli anni novanta in poi, definiti come trattativa Stato-mafia. Un film scomodo, magari arduo, ma meritevole d’essere visto anche solo per l’offerta di numerosi spunti di riflessione.
In occasione della proiezione, peraltro, la regista sarebbe intervenuta per parlare via Skype con Rita Borsellino.
La proiezione è stata annullata con un comunicato stampa perché Il film costituisce un’offesa ai milioni di elettori in tutta Italia che hanno nel tempo dato fiducia al partito e al suo Presidente, e verso le migliaia di elettori che pochi giorni fa hanno affidato a Forza Italia l’onore e la responsabilità di governare la nostra città.
Abbiamo letto il Mein Kampf in allegato ne Il Giornale e abbiamo buttato nel cesso Voltaire col suo “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”.
Non credo di avere molto da aggiungere.
Se non una comunicazione rivolta ai miei alunni:
scusatemi ragazzi, quando vi dicevo che la censura del ventennio fascista era ormai alle spalle, non sapevo di mentirvi.

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