sabato 25 giugno 2016

Prima lettera al nuovo sindaco di Roma Virginia Raggi - Silvano Agosti


Cara Virginia,

sei tu che, chiedendo aiuto alla tua bella semplicità, hai detto arrivando in Campidoglio “Chiamatemi Virginia”.
Certamente perché tu non vuoi, come tutti, essere prigioniera di un ruolo, vuoi solamente esercitarlo.
Nessuno prende in esame il tuo coraggio che consiste nell’aver accettato di consegnare la tua vita a questa esperienza impossibile:
trasformare una gestione comunale in agonia in un assetto organizzativo degno di una grande città.
Infatti ora tu non sei arrivata al vertice di una realtà comunale che richiede solo di essere amministrata, magari con prudenza e saggezza. No ti hanno portata in un terreno paludoso e infetto che, prima di poter essere coltivato, richiede una bonifica strutturale. Ogni singolo ruolo di coloro che potranno collaborare con te è stato pesantemente contaminato per anni dai prepotenti plenipotenziari di questa città che sono riusciti a offrire alleanze economiche tanto preziose da rendere qualsiasi rifiuto una sorta di insensato disprezzo.
Tutti o quasi hanno accettato un modo di essere che in questo esausto Paese è ormai in grado di giustificare qualsiasi nefandezza definendola come “la politica”.
Cara Virginia, non ti sarà facile evitare la malafede e l’ostilità di quelli che da sempre hanno appoggiato chi ti ha preceduto.
Non puoi eliminarli perché sono entrati ormai nel tessuto stesso delle strutture amministrative, ma puoi tenerli lontani.
Non credo vadano combattuti, ma lasciati con gentilezza pascere nei loro privilegi e nelle loro disgrazie tra cui la maggiore è proprio quella di essere come sono.
Io credo profondamente nella gentilezza come unica arma per domare la malvagità e l’arroganza.
Come dono augurale per questo tuo delicato mandato, ti offro la mia fiducia nel fatto che la femminilità è una realtà talmente grande e abissale che non può essere capita ma solo assecondata. Così invece di ordini tu darai mandato operativo a ogni tuo desiderio di rispettare i diritti di ognuno.
Ti guiderà la determinazione di riuscire là dove nessun uomo sarebbe mai stato capace di arrivare.
Sii certa che tutti i cittadini di Roma, magari in segreto, sono al tuo fianco e ti stimano, perfino quelli che, per via del loro passato saranno costretti a denigrare il tuo operato a qualsiasi costo.
Mi è parso di capire che il movimento cui appartieni da sempre guarda avanti. E’ lo sguardo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza che in una comunità giusta possono operare e crescere in ognuno fino alla fine dei suoi giorni.

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