giovedì 2 giugno 2016

Erdem Gunduz, a Gezi Park

Nel pomeriggio di lunedì 17 giugno (2013)  si è diffusa una nuova forma di protesta tra i manifestanti in Turchia, che dal 31 maggio scorso stanno protestando contro l’autoritarismo e la progressiva islamizzazione della società turca portata avanti dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan: la protesta è partita dal gesto di un solo uomo che è rimasto per diverse ore fermo, in piedi e in silenzio di fronte al Centro Culturale Ataturk in piazza Taksim, a Istanbul. L’uomo è stato poi identificato come Erdem Gündüz, ed è un coreografo e artista turco.
La protesta di Gündüz è iniziata alle 18 ora locale e si è diffusa molto rapidamente su Twitter grazie all’hashtag “duranadam” e “standing man”: alle 2 di notte circa 300 persone erano riunite a piazza Taksim e imitavano la protesta di Gündüz. Dieci persone, che si sono rifiutate di allontanarsi dopo l’intervento della polizia, sono state arrestate…
da qui







(sottotitoli in inglese)

ecco il testo in italiano:
“Mi chiamo Erdem Gunduz, sono un coreografo e ballerino.
La maggior parte di voi mi conosce come lo “standing man” (o “duran adam”), e questo è il motivo per cui ti scrivo.
Per prima cosa cerchiamo di definire cosa sia lo “standing man”.
Lo standing man, che è diventato poi una sorta di simbolo per l’uguaglianza e la libertà, è stato percepito come una sorta di performance, tuttavia il mio obbiettivo non era quello di esibirmi.
Sono andato in Taksim square come un qualsiasi cittadino della Turchia, proprio come hanno fatto tutti gli altri, il mio gesto però è stato percepito come una performance e proprio come se fosse Pop Art è stato riprodotto più e più volte.
Proprio come il Pensatore di Rodin: Tutti sanno chi sia il Pensatore, ma non tutti sanno chi sia Rodin.
Quindi, piuttosto che essere un’opera d’arte o una performance, lo standing man è diventato un oggetto d’arte.

Quindi ecco che arriva una domanda precisa: lo “standing man” è una performance? Un happening? Un oggetto d’arte? È una danza? O è la vita di un artista, nel complesso, un’opera d’arte?
Ci sono vari modi di capire quello che ho fatto.
Il modo in cui può essere interpretato dipende dallo spettatore e dipende anche da come quest’ ultimo analizza e valuta ciò che vede.
Marcel Duchamp disse: “Consideriamo, per prima cosa, due fattori importanti, i due poli della creazione artistica: da un lato, l’artista e, dall’altro, lo spettatore, il quale, con il tempo, diventa la posterità. Apparentemente, l’artista agisce come un essere medianico che, dal labirinto al di là del tempo e dello spazio, cerca la sua strada verso uno spazio aperto”.
Così, nelle parole di Duchamp, ritroviamo l’artista come mediatore, in modo che non si possa sostenere che questo sia cosciente sul piano estetico di quello che sta facendo e perché lo stia facendo. Le sue decisioni sono prese per intuizione.
Sempre dal suo punto di vista notiamo quindi, che anche lo spettatore non prende una decisione consapevole di come percepirà ciò che sta guardando.
Molti fattori, come l’ambiente, il patrimonio culturale o fattori educativi, giocano ruoli diversi nel modo in cui lo spettatore percepisce e vede l’opera d’arte.
Uno tra questi è anche la raccolta di informazioni. La multi-intelligence infatti svolge un ruolo molto importante in questo senso.
Le informazioni sull’ artista e sul suo passato giocano un ruolo molto importante sulle persone che vedono un “work of art”.
Nei miei discorsi precedenti, ho fatto una domanda specifica: “Se non fossi stato un artista, come sarebbe stato percepito lo standing man?”.
Prima di tutto, il mio scopo non era di fare una performance. Il mio gesto non era destinato ad essere uno spettacolo.
I contributi individuali di ognuno in questo polisistema possono portare ad una molteplicità. Questa molteplicità deriva da un sistema autonomo, che non ha un leader, che è governata da sola.
In un tale sistema, ognuno è un leader, un eroe o un’ eroina, ma lui , il leader è meno importante . Tu non sai chi è il leader.
Il corpo dell’individuo si trasforma in corpo della comunità. Si parla di concetti come l’unicità e la transizione del sé unico in tutto il comune, o l’ unità collettiva .
In Gezi , le persone hanno agito come individui, hanno agito autonomamente .
Ogni individuo è importante .
Un milione di persone organizzate per agire insieme è facile da affrontare, centomila persone che agiscono in forma anonima non lo sono.
Il mio scopo iniziale, d’altra parte, era solo perseguire il mio desiderio, la mia responsabilità come artista. Proprio come dice Kim Sooja: “Mi sento la responsabilità ora di mettere il mio impegno per il mondo (dell’arte) in modo modesto, dimostrare come il parere della società possa essere cambiato guidando il pubblico con informazioni false,non dando informazioni, o manipolando la realtà principalmente utilizzando i mass media … “
Per quanto riguarda i dirigenti, le persone mi hanno chiesto perché guardavo verso il ritratto di Atatürk.
Beh, devo ammettere che mi mancano i suoi ideali e principi.
Alcune persone dicono che Ataturk fosse un dittatore, non semplicemente un leader. Non sono d’accordo.
L’idea di Ataturk era di portare alla Turchia degli ideali europei, dei principi moderni e di seguire le società più avanzate del mondo.
Ataturk non era un dittatore, ma un buon leader.
Il governo dell’AKP attraverso la TV, i giornali e tutti gli altri mezzi di informazione tenta di fare il lavaggio del cervello alle persone.
Tuttavia, la democrazia non significa solo tutelare i diritti di chi è al potere, nonn è solo elezioni.
Al contrario, la democrazia deve difendere i diritti delle minoranze e il resto della società. Si deve preservare i diritti civili, i diritti delle donne, la libertà di parola e di pensiero. Prendiamo per esempio i diritti della donna: le pratiche AKP mettono forte pressione morale sulle donne, e decidono per loro quanti figli dovrebbero avere (almeno tre, preferibilmente cinque).
Le donne incinte sono invitate a rimanere a casa.
Ovviamente vengono incitate ad utilizzare il velo, soprattutto se passeggiano in zone urbane. Nessun governo veramente democratico in Occidente si sarebbe comportato così.
E ancora, le persone hanno chiesto perché sono stato in silenzio e immobile di fronte a un ritratto di Ataturk in Piazza Taksim di Istanbul?
In un primo momento, era una protesta contro i media turchi che non hanno fatto il loro lavoro correttamente e obiettivamente.
In secondo luogo il mio atto è stato una reazione contro la brutalità della polizia in Turchia durante le proteste di Gezi Park.
Infine ho voluto mostrare il mio rispetto per Mustafa Kemal Atatürk, perché ha fondato il nostro paese.
Mentre ero lì, mi sono ricordato le sue parole: “Pace a casa, pace nel mondo”. Questo era il suo principio fondamentale.
Egli immaginò una società senza classi o altre differenze tra i cittadini della Turchia, sostenne che la religione e lo stato dovessero essere separati, creò un nuovo sistema politico e giuridico, abolì il califfato e diede uguali diritti per le donne quanto per gli uomini, cambiò l’alfabeto e l’abbigliamento, avanzò le arti e le scienze, l’agricoltura e l’industria.
Questa è stata – in confronto allo stato ottomano – una rivoluzione sociale.
Non pretendo di essere un attivista, un uomo di politica. Ma con un episodio fortunato ho avuto la possibilità di lavorare su organi politici e la politica del corpo stesso.
Anche nella completa immobilità, c’è movimento.
Anche quando si è fermi immobili si continua a crescere. Si cresce dentro. Si sprigiona tutta l’energia che si ha.
Io non ero solo fermo in piedi, stavo anche chiedendo, mettendo in discussione, ballando, citando.
Prima di terminare vorrei citare un consiglio che Auguste Rodin dette a dei giovani artisti:
“La cosa principale è essere mossi ad amare, a sperare, a tremare, a vivere,
Essere un essere umano prima di essere un artista! “
D’altronde siamo esseri umani, formiamo empatia.

Con affetto, Erdem”



un articolo di Rosa Caramassi - 10 ottobre 2013

Ho avuto la fortuna di parlare con il personaggio più noto dell’ultima rivoluzione Turca nata dalle proteste di Gezi Park.
Sarà perché appena lessi cosa aveva fatto gli mandai un messaggio tramite facebook per complimentarmi, sarà perché entrambi abbiamo in comune la passione per la danza contemporanea, Erdem Gunduz ha accettato subito di parlarmi di sé e del suo gesto per condividere con voi lettori di Uni Info News il punto di vista di un ragazzo che ha fatto rimbalzare la rivoluzione Turca in ogni parte del mondo.

Ma prima di riportarvi tutto ciò che Erdem mi ha voluto dire facciamo chiarezza su chi sia e cosa abbia fatto.
Erdem Gunduz è diventato famoso per lo “standing man” (in Turco: duran adam).
Ma cos’è questo “standing man”?
Su questo Erdem ci chiarirà meglio le idee, ma per prepararvi al suo discorso ve lo spiegherò più praticamente: un giovane ragazzo viene avvistato immobile in piazza Taksim alle 18.00 rivolto verso l’Ataturk Cultural Center.
Niente di strano fino a qui, giusto?
Questo ragazzo ha passato sei ore in piedi, immobile, guardando il ritratto di Ataturk.
Alcuni filmati ci mostrano la polizia che apre il suo zaino per controllarlo, ma lui sta fermo, non si muove. Nello zaino solo acqua e biscotti, nient’altro.
Mano a mano si sono aggiunte a lui altre persone fino a che la polizia è intervenuta annunciando a tutti i presenti che chiunque avesse continuato a stazionare immobile nella piazza sarebbe stato arrestato (per esser stato fermo?).
Così nasce lo “standing man”, il “duran adam”, il modo più utilizzato di protestare durante questa rivoluzione e l’hashtag più tweettato.
Lo standing man ha attraversato il mondo proprio grazie ai social network, cosa che ci rievoca la primavera araba., non indifferente, infatti, il ruolo che i social network stanno avendo nelle rivoluzioni con il passare degli anni.
Adesso che vi ho riportato i fatti, andiamo a scoprire cosa c’è dietro...

da qui

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