venerdì 8 aprile 2016

un eroe di nome Giulio - bortocal

un quotidiano pubblica stralci di una mail ricevuta in arabo (ovviamente anonima), che lascia pochi dubbi su come sono andate davvero le cose a proposito dell’omicidio di Giulio Regeni.
infatti, non bastasse la plausibilita` della ricostruzione, inserisce nella descrizione dei fatti tre particolari non resi noti dalla stampa, che solo un testimone diretto poteva conoscere:
la bastonatura sotto i piedi,
le lesioni da taglio con una sorta di baionetta,
i segni di sigaretta sul collo e sulle orecchie,
riscontrati dall’autopsia italiana soltanto sul collo, perche` le orecchie gli furono tagliate per nascondere alcune tracce.
il quotidiano e` lo stesso che aveva ospitato qualche giorno fa una rassicurante e servile intervista ad El-Sisi, il militare che comanda l’Egitto con pugno di ferro.
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L’ordine di sequestrare Giulio Regeni è stato impartito dal generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza.
Fu Shalabi, prima del sequestro, a mettere sotto controllo la casa e i movimenti di Regeni e a chiedere di perquisire il suo appartamento insieme ad ufficiali della Sicurezza Nazionale.
Fu Shalabi, il 25 gennaio, subito dopo il sequestro, a trattenere Regeni nella sede del distretto di sicurezza di Giza per ventiquattro ore.
qui Giulio “viene privato del cellulare e dei documenti e, di fronte al rifiuto di rispondere ad alcuna domanda in assenza di un traduttore e di un rappresentante dell’Ambasciata italiana”, viene pestato una prima volta.
Chi lo interroga “vuole conoscere la rete dei suoi contatti con i leader dei lavoratori egiziani e quali iniziative stessero preparando”.
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Quindi, tra il 26 e il 27 gennaio, “per ordine del Ministro dell’Interno Magdy Abdel Ghaffar”, viene trasferito “in una sede della Sicurezza Nazionale a Nasr City”.
Giulio continua a ripetere di non avere alcuna intenzione di parlare se non di fronte a un rappresentante della nostra ambasciata.
“Viene avvertito il capo della Sicurezza Nazionale, Mohamed Sharawy, che chiede e ottiene direttive dal ministro dell’Interno su come sciogliergli la lingua.
E così cominciano 48 ore di torture progressive, durante le quali, per fortuna, Giulio comincia ad essere semi-incosciente.
Viene “picchiato al volto”, quindi “bastonato sotto la pianta dei piedi”, “appeso a una porta” e “sottoposto a scariche elettriche in parti delicate”, “privato di acqua, cibo, sonno”, “lasciato nudo in piedi in una stanza dal pavimento coperto di acqua, che viene elettrificata ogni trenta minuti per alcuni secondi”.
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Tre giorni di torture non vincono la resistenza di Giulio.
Ed allora il ministro dell’Interno decide di investire della questione “il consigliere del Presidente, il generale Ahmad Jamal ad-Din, che, informato Al Sisi, dispone l’ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi segreti militari, anche questa a Nasr city, perché venga interrogato da loro.
I Servizi militari vogliono dimostrare al Presidente che sono più forti e duri della Sicurezza Nazionale “.
Giulio “viene colpito con una sorta di baionetta” e “gli viene lasciato intendere che sarebbe stato sottoposto a waterboarding, che avrebbero usato cani addestrati” e non gli avrebbero risparmiato “violenze sessuali, senza pietà, coscienza, clemenza”. 
“Regeni entrò in uno stato di incoscienza.
Quando si svegliava, minacciava gli ufficiali del Servizio militare dicendogli che l’Italia non lo avrebbe abbandonato.
La cosa li fece infuriare e ripresero a picchiarlo ancora più violentemente”.
Gli stati di incoscienza di Regeni sono a questo punto sempre più lunghi, come confermeranno i versamenti cerebrali riscontrati dall’autopsia.
Ma la violenza non si interrompe.
“Perché i medici militari visitano il ragazzo e sostengono che sta fingendo di star male.
Che la tortura può continuare”.
Questa volta “con lo spegnimento di mozziconi di sigaretta sul collo e le orecchie”.
Finché Giulio non crolla “e a nulla valgono i tentativi dei medici militari di rianimarlo”.
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“Giulio viene messo in una cella frigorifera dell’ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne”.
La “decisione viene presa in una riunione tra Al Sisi, il ministro dell’Interno, i capi dei due Servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja “, nelle stesse ore in cui il ministro Guidi arriva al Cairo chiedendo conto della scomparsa di Regeni.
“Nella riunione venne deciso di far apparire la questione come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada denudandone la parte inferiore.
Il corpo fu quindi trasferito di notte dall’ospedale militare di Kobri a bordo di un’ambulanza scortata dai Servizi segreti e lasciato lungo la strada Cairo-Alessandria”.
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ricapitoliamo i punti essenziali di questa ricostruzione che appare chiatramente veritiera: 
1.      e` probabile che la mail provenga dalla polizia criminale di Giza, allo scopo di difendersi, ora che il governo sembra costretto a scaricarla.
2.      il generale Khaled Shalabi, capo di questa polizia, gia` condannato ad un anno di carcere per avere fatto morire un uomo sotto tortura, e promosso dopo la condanna, e` il responsabile del rapimento,
3.      ed e` anche colui che viene incaricato dal governo egiziano di svolgere le indagini sull’omicidio che ha organizzato lui: dettaglio piu` che rivelatore.
4.      niente di strano che questo generale provi a sostenere prima la tesi dell’incidente stradale e poi quella del delitto a sfondo omosessuale.
5.      i lunghi terribili giorni dell’interrogatorio di Giulio non hanno nulla da invidiare alle efferate torture naziste contro i loro prigionieri.
6.      Giulio resiste, da eroe, e rifiuta fino all’ultimo di fare i nomi che la polizia e i servizi segreti vogliono da lui.
7.      Giulio e` un eroe del popolo italiano, ma e` un eroe anche per gli egiziani: e` un simbolo di una gioventu` che non si arrende.
8.      e` l’ammirazione che Giulio ha saputo conquistarsi presso i giovani egiziani che lottano contro il regime nazista che li opprime che sta facendo uscire la verita`.
9.      questa verita` rende impossibile la prosecuzione di ogni forma di collaborazione dell’Italia col regime nazista egiziano; non paghiamo nel futuro il prezzo di uno sozza alleanza.
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dubito molto che le responsabilita`, indicate con tanta chiarezza da questa mail dall’interno del regime, saranno effettivamente perseguite ad ogni livello dal governo italiano.
ma spero di sbagliarmi.
da quello che verra` fatto uscire come prossima verita` ufficiale concordata dai due governi potremo farci un’idea precisa di quale sia l’effettiva fisionomia anche del nostro.
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ed ora qualche stralcio dell’intervista di quel quotidiano ad Al-Sisi, condotta personalmente dal suo direttore, figlio di quel commissario Mario Calabresi che di interrogatori spicci si intendeva un poco.
Alla fine il generale Al Sisi, presidente dell’Egitto, ci fa segno con la mano di aspettare, si schiarisce la gola e dice in inglese:
“Permettetemi di rivolgermi alla famiglia di Giulio Regeni”.
Allora è subito chiaro che tutto quel tempo serviva soprattutto a questo, a mandare un messaggio forte all’Italia, a mostrare che l’Egitto ha capito cosa l’opinione pubblica, il governo, i giornali e soprattutto una famiglia chiedono da settimane.
E guardando un punto fisso nel vuoto ricomincia a parlare lentamente in arabo per essere sicuro che il traduttore non perda una parola:
“Mi rivolgo a voi come padre prima che come presidente, comprendo totalmente la pena e il dolore che state provando per la perdita di vostro figlio, sento il senso di amarezza e lo sconvolgimento che ha spezzato il vostro cuore.
Lo comprendo e il mio cuore e le mie preghiere sono con voi.
Vi faccio le mie più sentite condoglianze e sono solidale con la vostra grande perdita.
Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, che lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio”.
i criminali che hanno ucciso vostro figlio: cioe` lui stesso e i suoi scherani.
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e` proprio dopo una intervista cosi` disgustosa che ho smesso di leggere quel giornale.
ma guarda un po`, stamattina ho fatto un’eccezione.

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