mercoledì 27 aprile 2016

Migranti e accoglienza, gli errori del Corriere della Sera - Duccio Facchini

Il Corriere della Sera è tornato ad occuparsi dell’accoglienza italiana dei migranti. L’ha fatto martedì 26 aprile attraverso un lungo articolo a pagina cinque richiamato addirittura dalla prima, poco sotto la vignetta di Giannelli. “Noi e i migranti”, dall’inviato a Briatico -Vibo Valentia- Federico Fubini. 

La prima frase del sommario dà l’idea del taglio complessivo: “Vitto e alloggio senza lavorare né studiare: è l’assistenzialismo dei centri di accoglienza”. In realtà, l’autore del reportage ne ha visto solo uno, gestito da un’associazione e definito “hotel sul mare”. Lì riferisce di aver incontrato un ragazzo (presentato come nullafacente) che “si dichiara cittadino del Mali” e “dice di avere diciannove anni”. “Porge una debole stretta di mano” con il “tablet sottobraccio”. Il presunto maliano “non ha mai fatto lo sforzo di imparare una parola d’italiano” e non vuole lavorare -su questo Fubini propone “lavoretti per la comunità locale” ad hoc, “magari un euro l’ora”-, a dimostrazione della tesi di fondo dell’articolo: “questo Paese sta riproducendo con i migranti le peggiori tare dell’assistenzialismo degli anni 70 e 80”.

Il pezzo contiene una lunga serie di errori che abbiamo rivisto insieme a Gianfranco Schiavone, vice presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) e presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati Onlus di Trieste.

“Evidenzio due punti -ragiona a voce alta Schiavone, che si dice ‘indignato’ dall’articolo-. Il primo è che questo signore sostanzialmente parla di assistenzialismo dei centri di accoglienza, di un modello fallito, dopo la visita di un solo centro. Dunque l’articolo presentato come inchiesta non ha nulla dell'inchiesta da un punto di vista giornalistico. Secondo, che all’interno di questa presunta inchiesta il giornalista si lascia andare a dichiarazioni che non sono altro che manifesti ideologici non sostenuti da dati oggettivi”.

Ad esempio? “Ad un certo punto scrive: ‘Quasi nessuno di loro (gli ospiti del centro accoglienza, ndr) viene da guerre o persecuzioni’. Come ha fatto ad accertarlo, stante il fatto che non sarebbe suo compito? Avrebbe dovuto dar conto al lettore delle presenze, delle domande presentate, dei ricorsi e degli accoglimenti. Invece non c'è nessun dato che riguarda la condizione degli ospiti che vivono nel centro”.

Peraltro il Paese del malcapitato appassionato di tablet è proprio il Mali, rispetto al quale il Tribunale di Milano nel dicembre 2015 ha riconosciuto “una situazione di pericolo grave per l’incolumità delle persone derivante da violenza indiscriminata ancora presente in loco” e quindi riconosciuto il diritto alla protezione sussidiaria proprio ad un cittadino maliano….

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