giovedì 3 marzo 2016

T'insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece. Pier Paolo Pasolini - Claudia Pepe


Cara piccola, grande persona che ti porti in grembo una vita che non hai deciso e non hai voluto, che stipato in navi carcassa e gommoni saturi di nafta e dolore, hai lasciato la tua terra cavalcando onde alte dieci metri, scappando alla morte, scappando da un’infanzia mai vissuta, scappando da giochi di bambini, dal profumo dei tuoi antichi sapori, piccola grande persona pensavano di non insegnarti a splendere. Ma tu splendi più di quelle stelle che incorniciavano la tua finestra imbrattata da mani che non conoscono la pietà e l’umanità. Sei partito scappando, aggrappato a delle mani che cercavano di chiudere i tuoi occhi per far tacere le tue lacrime. Sei salpato, ma non sapevi se saresti mai arrivato, hai visto donne partorire, pregare, e cantare ninna nanne. Hai visto spingere in un mare impastato di sangue, persone come te, solo  non resistenti come te. Tu hai lasciato correre tutto ciò che ti arrivava addosso, il marcio di chi si nutre di sabbia e polvere da sparo, il livore di chi non sa amare. Hai respirato e sei vissuto. Sei sbarcato in un lembo di terra dove ti hanno accolto senza paura, dove l’inclusione non è una parola scritta e poco diffusa, ti hanno accolto senza umiliarti. Ti hanno chiesto i tuoi sogni e tu hai detto:”Voglio essere come voi”. Ti hanno aiutato a conoscere i tuoi diritti e cosa ti aspetterà, anche se sei senza soldi, documenti, ma solo con tanta speranza e attesa. Ti hanno spiegato che l'istruzione è lo strumento più potente che hai per il tuo futuro. È un tuo diritto, piccola grande persona. E tu, che la Scuola la vivevi con la paura delle pene corporali, pene praticate sui bambini a cui non volevano insegnare a splendere, apri quegli occhi da bambino dove tutto può accadere. Tu non sei diventato famoso per essere morto su una spiaggia e immortalato dai fotografi di tutto il mondo. Nessuno si commuove per te, non sei stato caricato con i manganelli, tu ce l’hai fatta a non morire. Anche se non sei ancora nato. Incroci sguardi di ragazzi, di uomini e donne, persone che si trovano a vivere la vera esperienza della condivisione, della fratellanza, rappresentanti di un ponte di solidarietà che può avvenire solo in quel puntino quasi invisibile sulla carta geografica. Loro, i lampedusani, testimoni di un cambiamento storico, abitanti del centro del nuovo mondo, testimoni degli errori di un’umanità che sta esplodendo. Penso ai nostri studenti, alle famiglie che annusano i diversi, i contrasti, chi ha un cromosoma in più, quelli che non chiamano per nome le persone, ma per la loro sindrome, e poi penso ai ragazzi che vivono insieme e attorno a voi. Per loro, gli studenti e tutti quanti, avere carità e amore non è un atto di speranza, ma la vita di ogni giorno. Una vita qualunque che splende senza che nessuno se ne curi, come se non ci dovesse essere un domani ma un lungo presente da vivere nel rispetto della tua fame, delle tue paure, e della tua cultura. Ma forse la gente di mare è così,  sempre pronti ad aiutare, da sempre abituati alla povertà, alla notte dove si annidano dolci anime, ai canti di sirene, raccogliendo frutti di mare e anime perdute. Proprio lì nel centro del mondo c’è una grotta dove la storia dice come cristiani e musulmani compissero dandosi i turni, i loro riti religiosi nel totale rispetto reciproco. E improvvisamente vedi una donna che si leva le scarpe per proteggere i tuoi piedi bagnati e scalzi, non riesci a ringraziare, ma le poni i tuoi occhi nelle sue mani. Un’umanità troppo grande da essere contenuta in un’isola così piccola e così immensa nella sua com-passione, un’isola così lontana da una piccola Italia dove i diritti umani devono essere approvati per legge ridotti a  brandelli  dal potere. Sei arrivato insieme a mille e mille stelle come te, quasi cinque volte di più di quelle persone che osservando il mare non vedono più stelle cadenti, ma sogni da realizzare. Adesso, piccola grande persona, comincia una nuova vita, un nuovo inizio, una nuova salita, un nuovo cammino. Riprendi le tue tracce proprio da Lampedusa, da dove passa la Storia, e mantieni la tua memoria, non fartela portare via da chi non ama la tua libertà. E ricordati le parole di un’insegnante che delle stelle come te ne ha fatto la sua vita: se ami  la scuola, ti insegnerà la libertà di pensiero, di critica e di scelta. Devi diventare una persona che non delega la sua vita ad altri, ma devi partecipare al progetto più importante che è la tua vita. Ed è nella Scuola pubblica che la democrazia vince accogliendo tutte le voci e ne garantisce i diritti. Il mondo che ti verrà incontro nascerà da quelle mura dove imparerai il tuo nome e la tua coscienza. Devi esserne fiero. E ricordati: non ti vorranno fare splendere. E tu splendi, invece.

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