mercoledì 9 marzo 2016

Dieci buoni motivi per non fare l’insegnante – Lucio Ficara

I processi di globalizzazione, impetuosamente e repentinamente, stanno provocando una grave crisi economica in molti Paesi del mondo che sono impreparati ad affrontare adeguatamente il cambiamento e le riforme. Per l’Italia il problema è più grave del previsto, in quanto, oltre ad una evidente difficoltà economica, c’è una palese sofferenza di carattere etico e sociale, dovuta alla crescente corruzione e evasione fiscale. L’Italia, oltre ad avere un debito pubblico di 2.200 miliardi di euro ( a dodici zeri), soffre di un manifesto decadentismo culturale e di una profonda crisi d’identità. Una crisi che ha toccato profondamente il settore del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Le riforme del Jobs act e della scuola, hanno modificato profondamente anche alcuni ruoli professionali, come ad esempio quello dell’insegnante. La legge 107/2015 ha modificato, in modo evidentemente peggiorativo, il ruolo giuridico del docente, intervenendo anche su alcuni diritti che sembravano acquisiti. Dopo queste riforme sulla scuola, il ruolo professionale dell’insegnante è diventato ancora di più, poco ambito. Pochissimi giovani vogliono studiare per diventare insegnanti, un lavoro che considerano per nulla appagante e molto demotivante.

Ecco dieci buoni motivi per non fare l’insegnante:

1.      L’insegnante di oggi ha uno stipendio che non è proporzionato alla qualità e quantità del suo lavoro
2.      L’insegnante di oggi è assunto dal Dirigente Scolastico solo per un triennio, che forse è rinnovabile
3.      All’insegnante non vengono riconosciute moltissime ore di lavoro effettuate settimanalmente
4.      L’insegnante non può fruire delle ferie durante l’anno scolastico, ma soltanto nei mesi estivi
5.      L’insegnante viene valutato da un sistema valutativo che non garantisce il vero merito
6.      L’insegnante di oggi ha poca libertà d’insegnamento ed è soggetto al volere di chi lo ha assunto
7.      L’insegnante di oggi arriverà alla pensione ad un’età di 70 anni, 10 volte maggiore a quella dei suoli alunni.
8.      L’insegnante non gode di un riconosciuto prestigio sociale
9.      L’insegnante appartiene ad organi collegiali sottoposti al potere monocratico del Dirigente Scolastico
10.  L’insegnante si trova a fare le sue lezioni in aule fatiscenti e poco sicure
Questi sono solo alcuni dei motivi per cui la professione insegnante è fortemente in crisi e, se qualcuno non lo comprende, non potrà mai pensare di creare una buona scuola. Deve essere chiaro che la buona scuola la fanno gli insegnanti felici di fare una professione così importante.   

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