domenica 17 gennaio 2016

meno male che Erdogan è un amico dell'Italia

Negli scorsi giorni nelle caselle di posta dei ricercatori, degli studenti e dei professori di tutto il mondo è apparso un messaggio, intitolato “Appello degli accademic* e scenziat*: Non saremo parte di questo crimine! – massima divulgazione e raccolta firme”.
La risposta di Ergodan all’iniziativa non si è fatta attendere e il 14 gennaio, poche ore dopo la diffusione dell’appello, 12 docenti universitari, esponenti del collettivo Accademici per la Pace, sono stati arrestati.
Di seguito il testo nella forma in cui è arrivato a me. Leggete, firmate e condividete.
Vi inviamo l’appello firmato da più di 1128 accademici e accademiche della Turchia che trovate qui di seguito in italiano e altre lingue europee.
Come ben sapete, il governo dell’AKP, per mettere a tacere tutti coloro i quali non condividono la crudeltà e i massacri che sta commettendo, sta attaccando tutte e tutti con ogni mezzo.
Gli accademici e le accademiche che hanno firmato questo appello, il giorno stesso sono stati minacciati da Presindente Recep T. Erdogan e addirittura sono stati aperti procedimenti contro i loro e alcuni sono stati sollevati dal loro incarico e arrestati.
Facciamo appello a tutte le accademiche ea tutti accademici di firmare questo appello e di manifestare la propria solidarietà con gli accademici e le accademiche in Turchia.
Con preghiera di massima divulgazione per la raccolta una campagna di raccolta firme.
Inviare le adesioni a: info@retekurdistan.it <mailto:info@retekurdistan.it>_

_APPELLO__
*Noi, gli accademici e le accademiche e gli scienziati e le scienziate di questo paese non saremo parte di questo crimine!*
Lo Stato turco, a Sur, Silvan, Nusaybin, Cizre e in molte altre località, attraverso coprifuoco della durata di settimane, condanna i suoi cittadini e le sue cittadine a morire di fame e di sete. In condizioni di guerra, interi quartieri e città vengono attaccati con armi pesanti. Il diritto alla vita, all’incolumità fisica, alla libertà, all’essere al sicuro dagli abusi, in particolare il divieto di tortura e maltrattamenti, praticamente tutte le libertà civili che sono garantite dalla Costituzione turca e dalle Convenzioni Internazionali vengono violate e abrogate.
Questo modo di procedere violento messo in pratica in modo mirato e sistematico, manca di qualsiasi fondamento giuridico. Non è solo una grave ingerenza nell’ordinamento giuridico, ma lede le normative internazionali come il Diritto Internazionale, che sono vincolanti per la Turchia.
Chiediamo allo Stato di mettere immediatamente fine a questa politica di annientamento e espulsione nei confronti dell’intera popolazione della regione, che tuttavia è rivolta essenzialmente contro la popolazione curda. Tutti i coprifuoco devono essere immediatamente revocati. Gli autori e i responsabili di violazioni di diritti umani debbono renderne conto. I danni materiali e immateriali lamentati dalla popolazione vanno documentati e risarciti. A questo scopo chiediamo che osservatori indipendenti nazionali e internazionali abbiano libero accesso alle zone distrutte per poter valutare e documentare la situazione sul posto.
Invitiamo il governo a creare le condizioni per una soluzione pacifica del conflitto. A questo scopo il governo deve presentare una roadmap che renda possibile un negoziato e che tenga conto delle richieste e della rappresentanza politica del movimento curdo. Per coinvolgere l’opinione pubblica in questo processo, al negoziato debbono essere ammessi osservatori indipendenti provenienti dalla popolazione. Con questo manifestiamo la nostra disponibilità a prendere parte di nostra libera volontà al processo di pace. Ci opponiamo a tutte le misure repressive mirate all’oppressione dell’opposizione sociale.
Chiediamo l’immediata cessazione della repressione dello Stato contro le cittadine e i cittadini. Come accademici e accademiche e scienziati e scienziate, così manifestiamo che non saremo parte di questi crimini e prenderemo iniziativa nei partiti politici, in parlamento e nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, fino a quando le nostre richieste troveranno ascolto.



La polizia turca ha arrestato 12 docenti universitari con l'accusa di "propaganda terroristica" a favore del Pkk per aver firmato un appello che chiede una soluzione pacifica alla questione curda. Il mandato d'arresto riguarda anche altri 9 accademici, non ancora fermati. Lo riferisce l'agenzia statale Anadolu. Il provvedimento d'arresto è stato deciso dalla procura di Kocaeli, a sud di Istanbul, nei confronti di docenti della locale università. L'appello firmato dagli accademici arrestati era stato lanciato dal gruppo 'Accademici per la pace' con il titolo 'Noi non saremo parte di questo crimine!', in riferimento alle operazioni condotte da Ankara contro il Pkk nel sud-est a maggioranza curda, in cui dalla scorsa estate sono morte centinaia di persone, tra cui molti civili. Siglato finora da 6.492 persone, l'appello resta aperto alle sottoscrizioni fino a questa sera e ha raccolto il sostegno di docenti e ricercatori di decine di università anche straniere, tra cui Noam Chomsky. Ieri l'agenzia Anadolu aveva diffuso la notizia che tutti i firmatari erano finiti sotto inchiesta. Il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva attaccato duramente i firmatari, denunciando il loro come un atto di "tradimento" verso la Turchia, mentre il Consiglio per l'educazione superiore (Yok) ha annunciato azioni punitive.
Erdogan, accademici vili, giudici agiscano subito - "Solo perché hanno titoli come professore o dottore davanti ai loro nomi non significa che siano illuminati. Queste persone sono oscure, crudeli e vili. Chi sostiene i massacri del Pkk contribuisce ai suoi crimini. Ho invitato i giudici a fare subito tutto ciò che serve". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sugli accademici arrestati oggi per aver firmato l'appello per una soluzione pacifica al conflitto curdo.

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