giovedì 7 gennaio 2016

Il ponte – Iain Banks

il libro contiene diverse storie da cui altri ne avrebbero tratto diversi libri, Iain Banks, che non si risparmia (per nostra fortuna), invece ci regala un’unica opera, dove le storie si fondono, c’è una (strana) storia d’amore e di amicizia, ambientata negli anni ’80, in Scozia, ai tempi della Thatcher, una storia in un tempo preistorico, in una lingua che solo la traduzione di Alessandra Di Luzio ci fa capire, e una storia in un qualche futuro prossimo venturo, fra Brasil e Blade Runner.
sfondo di tutte le storie è il ponte e lo spazio che occupa, che è nell’immaginario di tutti i protagonisti, che poi è uno solo.
è uno di quei libri che ti catturano, dispiace arrivare alla fine, e devi contemperare il piacere di conoscere tutta la storia con il piacere di leggere lentamente, ogni pagina è necessaria, e certe pagine da sole valgono un libro intero - franz



…“The Bridge” – questo è il titolo originale – uscì in Gran Bretagna nel 1986 ed è sempre stato il romanzo preferito dallo stesso Banks. “È l’intellettuale della famiglia – diceva lo scrittore – è come il figlio che è andato all’università e si è laureato”. “Il Ponte” non è solo quello. È anche il racconto di una realtà misteriosa, di un ponte di ferro rosso governato da autorità invisibili, una babele dove vivono persone di tutte le razze e si parlano lingue sconosciute; è il mistero del passato di uno dei suoi protagonisti, John Orr, ripescato senza memoria dalle acque dopo un terribile incidente; è la storia d’amore tra l’ingegnere scozzese Alex e la sua Andrea, vissuta sotto le nubi minacciose della guerra fredda, del governo Thatcher; è la discesa agli inferi di un Barbaro e del suo spiritello familiare; è soprattutto un’indagine sulla realtà e sulla visione, è l’occasione per scoprire e riscoprire un autore che, a prescindere dalle iniziali, non dimentica mai il suo bagaglio fantastico….

…Uno spaventoso incidente sul Forth Railway Bridge di Edimburgo, un uomo giace sull’asfalto. Inizia così la vicenda di John Orr, nome fittizio del nostro protagonista. Un corpo che porta con sé i segni dell’incidente e i suoi dolori, un’amnesia che gli ha portato via i ricordi donandogli un mondo allucinante in cui vivere: il ponte. Una dimensione racchiusa in un’enorme costruzione di ferro rosso come il sangue, un collegamento tra rive sconosciute.
Nessuna via di accesso o di uscita, una folla immensa di persone di ogni razza, origine e lingua. Una babele moderna governata da un’autorità non definita, priva di politica, religioni e morale di sorta. Una terra in cui le concezioni di tempo e spazio sono state annullate, nessuna storia. Questo è il nuovo mondo del signor Orr, ripescato dalle fredde acque del fiume, ribatezzato in attesa di ritrovare la sua memoria.
Attraverso i racconti e i dialoghi di John con lo strano ed enigmatico dottor Joyce,«il medico dei sogni»,il lettore viene catapultato in un terreno in cui nulla è più certo, realtà e sogno si mischiano smarrendo il confine. Il romanzo è la sua storia, ma anche quella di Alex e Andrea, del loro amore vissuto sotto le nubi della guerra fredda e del governo Tatcher; è la discesa verso gli inferi di un Barbaro capace di assecondare i suoi istinti più infimi e del suo lare; è la storia di una realtà e del suo parallelo. Un continuo diversificarsi di punti di vista, prospettive. Storie e vicende frammentarie, apparentemente scollegate fra loro ma che rivelano poi il loro intimo legarsi sul finire della storia.
Molti interrogativi vengono posti dal nostro protagonista, poche le risposte, nulle le certezze. Affidarsi alla sicurezza del ponte accettandone i misteri, oppure indagare, scavare e ritrovare i ricordi di una vita persa nelle acque del fiume?
Una nube indistinta e incerta accompagna il lettore fin dalle prime pagine, ne viene avvolto e confuso, vive la stessa esistenza e gli stessi crucci del protagonista.
Un continuo gioco di bolle di sapone, di verità negate e nascoste costituiscono l’iniziazione (alla vita, quella vera?) del nostro protagonista, ed esperienze estreme vissute o presunte conducono alla fine, alla conclusione. Un riaversi che solo un lettore capace di trovare il filo di Arianna e in grado di aggrapparsi a esso con tutte le sue forze e attenzione, potrà capire.
Alberi scheletrici simili a sentinelle deformi e avvizzite, fitta nebbia e deboli fiammelle come fari di carrozza: questa l’alternativa per il lettore inesperto.

Grandiosa deriva letteraria ed emotiva, il romanzo di Banks, scritto nel 1986, è considerato da molti il suo capolavoro non fantascientifico. Inutile cercarvi spiegazioni puntuali e la sicurezza di un punto d’arrivo: alla fine ogni vicenda troverà il suo posto, il «mistero» del Ponte verrà spiegato, con soddisfazione dei lettori che, pagina dopo pagina, cominciano a immaginare una possibile soluzione. Ma Corpo a corpo non va letto come un rompicapo razionale e nemmeno (o non soltanto) come un delirio; la sua atmosfera è simile a quella diSe una notte d’inverno un viaggiatore. Certo, il tono è diverso e il distacco equilibrato di Calvino qui lascia il posto all’allucinazione, ma il lettore ha l’identica impressione di avere a che fare con un narratore deciso a esplorare tutte le possibilità del suo materiale, ben sapendo che è destinato a perdere. Nel romanzo non mancano le parentele con Canto di Pietra (un romanzo mainstream successivo, del 1997) torna il tema di una guerra quasi onirica, un’orgia emotiva che consente qualunque arbitrio e cancella ogni etica; lo stile «alto» nobilita  la narrazione mantenendola sospesa…

Il Ponte è un romanzo complesso, onirico, denso, avvincente e nello stesso tempo difficile. Difficile, prima di tutto, perché la narrazione verte su tre livelli distinti, dove i personaggi appartengono a dimensioni differenti di realtà. In uno di questi vi è l’universo del Ponte, una civiltà babelica dove si parlano dodici lingue diverse, con protagonista John Orr, un uomo vittima di un incidente, totalmente privo di ricordi, il cui nome è stato inventato dai soccorritori che lo hanno rinvenuto. In un altro, vi sono i sogni di Orr, suggestivi e allegorici, dove tra gli altri, il lettore farà la conoscenza di un barbaro e il suo famiglio in alcune strampalate avventure, debitrici di un certo immaginario heroic fantasy, riutilizzato in chiave parodica.
Infine l’ultimo livello, l’Inghilterra degli anni 60/70, in particolar modo la Scozia, con la storia d’amore di Alex e Andrea. Non mancano in quest’ultima parte i riferimenti politici al governo Thatcher che viene criticato aspramente. Il maggior pregio del romanzo tuttavia, non è tanto la trama in sé, quanto piuttosto la relazione che s’instaura tra i differenti livelli narrativi e il susseguirsi di visioni oniriche che perseguitano John Orr. La difficoltà maggiore consiste nel seguire i pezzi narrativi dedicati al barbaro e al suo famiglio, dove l’autore utilizza un alfabeto del tutto particolare: più un pregio che un difetto, questa e altre idee geniali, riescono a fare del romanzo, un testo anomalo, originale, sopra le righe.  Non per nulla lo stesso Banks ha dichiarato che è proprio Il Ponte il suo romanzo preferito in assoluto.
In definitiva, Il Ponte potrebbe essere letto semplicemente come un libro di sogni, un poema in prosa che illustra in maniera magistrale il teatro onirico della psiche umana.Il finale, non inferiore al resto, chiarisce molti dei misteri che avevano caratterizzato la narrazione e conferisce una maggiore profondità al tutto, soddisfano appieno la curiosità del lettore.

Nessun commento:

Posta un commento