sabato 21 novembre 2015

Di quale Francia stiamo parlando? - Alain Goussot

Dal tragico attentato a Parigi sui social network come negli stadi o nelle Università sventola la bandiera francese. Si può comprendere l’emozione e la solidarietà con le vittime di questo crimine, eppure personalmente, come figlio di un francese, di un parigino, formato in una cultura francofona in Belgio non esibisco la bandiera francese e voglio spiegare perché.
1) Ritengo che la bandiera francese non s’identifica con una identità unica: di quale Francia parliamo? Quella della Rivoluzione del 1789, di Napoleone, la Francia di Versailles che schiacciò brutalmente la Comune di Parigi nel 1871 (circa 40.000 morti  oppure la Francia di Victor Hugo che denunciava questo orrore, la Francia della colonizzazione che sterminò decine di migliaia di persone in Africa e in Asia, la Francia degli oppositori al colonialismo, la Francia antisemita e nazionalista o quella di Zola che difese Dreyfus, la Francia nazionalista che entrò nella prima guerra mondiale o quella del leader socialista umanista Jean Jaurès che fu assassinato perché si opponeva alla guerra, la Francia dei torturatori dei militanti algerini o quella di Jean-Paul Sartre che li denunciava, parliamo della Francia dei venditori d’arma all’Arabia Saudita che sponsorizza i gruppi salafisti e islamisti oppure la Francia dei militanti che lottano contro questo capitalismo industriale-militare, parliamo della Francia di chi segue i diktat delle Banche che fanno affari con i miliardari del petrolio che finanziano l’Isis oppure la Francia che si oppone a questa politica, parliamo della Francia dei giornalisti e pseudo-intellettuali che ogni giorno alimentano l’islamofobia – nuovo antisemitismo oppure i militanti e gli intellettuali antirazzisti che vogliono una politica vera d’inclusione, di cooperazione e di solidarietà.

E adesso di quale Francia parliamo di quella di Sarkhozy con la sua ossessione anti-araba, le sue simpatie miliardarie mentre s’impoveriscono le classi popolari, la sua guerra in Libia oppure con quella di quelli che si sono opposti a questo delirio, parliamo di quella dei vari Hollande, Le Pen e Valls che in questo momento hanno solo un linguaggio di guerra oppure quella di Melenchon e De Villepin che chiamano alla ragione e ad una politica radicalmente diversa verso tutto il mondo arabo-musulmano, parliamo della Francia di Alain Finkielkraut che sputa veleno contro i musulmani (giustificando le atrocità del governo sionista israeliano contro i palestinesi) in nome di una “identità francese” oppure di quella del filosofo Alain Badiou che continua a parlare di universalità dei diritti e che denuncia le enorme diseguaglianze sociali presenti in Francia e nel mondo a causa delle politiche dei diversi governi attuali.
La mia Francia non è quella di lor signori del capitalismo francese e dei loro “cani da guardia” intellettuale , non è quella dei signori della guerra e del discorso sulla cosiddetta superiorità della nostra cosiddetta “civiltà” ma quella di chi come Jean-Jacques Rousseau, Gracchus Babeuf, Victor Hugo, Emile Zola, Jean-Paul Sartre, Michel Foucault hanno sempre messo al centro del proprio discorso la parola eguaglianza, è la Francia popolare e solidale e meticcia, è quella dei partigiani durante l’occupazione nazista. La mia Francia è anche quella di un De Gaulle e di un Chirac che seppero in alcuni momenti essere veramente indipendenti dagli Usa e dialogare con il mondo arabo.
2) Non metto quindi la bandiera francese perché non c’è una sola Francia e anche perché molte delle vittime dell’atroce attentato erano di diverse nazionalità, cultura e religione. Non metto la bandiera francese perché quella bandiera è stata usata nella storia per commettere le peggiori atrocità, per nascondere la verità delle responsabilità delle classi dirigenti attraverso la strumentalizzazione del sentimento nazionale e l’uso ipocrita finta unità che è servita solo a produrre maggiore ingiustizia e oppressione.
3) Non espongo quella bandiera per rispetto dei rivoluzionari del 1789 che pensavano ai diritti universali, lo stesso Maximilien Robespierre si oppose alla guerra dichiarando che la democrazia non si esporta sulla punta delle baionette, fu anche quella che propose l’abolizione della schiavitù e anche delle colonie.
4) Non espongo quella bandiera perché non capisco perché farlo per i morti di Parigi e non per i morti di Baghdad, Tripoli, Beirut, Gazza, e di tante altre città dello Yemen o dell’Africa che subiscono atrocità ogni giorno, spesso per responsabilità delle scelte della grandi potenze occidentali.
5) Non espongo quella bandiera per rispetto della memoria di mio padre che era parigino e lavorò in Belgio (paese dove sono nato) che ebbe sempre, pure sentendosi profondamente francese, un atteggiamento fraterno con i suoi compagni di lavoro di varie nazionalità e religione.
Occorre riprendere il senso profondo dell’umanesimo che troviamo in tutte le culture e religioni e collegarlo alla nostra opposizione alla logica di guerra per costruire un nuovo mondo di giustizia, umanità e solidarietà capace di unirsi e riconoscersi attraverso le proprie differenze.

1 commento:

  1. "Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri"

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