venerdì 11 settembre 2015

L’angoscia del re Salomone – Romain Gary

una storia molto francese, un telefono amico chiamato SOS Benevoli, un ricco benefattore, una storia d’amore che ha origine durante l’occupazione nazista di Parigi, un tassista, un amore in generale, con la signorina Cora, 65 anni, un amore con Aline, che all’inizio non capisce è gelosa, re Salomon (Rubinstein) che vuole fare del bene, a tutti i costi, alleviare il peso e le difficoltà della vita (“è una vergogna, il mondo diventa ogni giorno più pesante da portare”), appaiono qualche volta anche le Brigate Ross e l’assassinio di Moro, Romain Gary, cita un suo libro, e ci sta benissimo (per chiunque altro sarebbe stato troppo, per lui no, è una cosa naturale), insomma un libro bellissimo, non ti stacchi più, e ti dispiace che arrivi la fine.
Romain Gary non delude mai, è una gioia, un'emozione e un privilegio leggere i suoi libri.
buona lettura! - franz




Come si recensisce un capolavoro? Quali parole si usano per parlare di un capolavoro? Non sono sicura di saperlo e quindi farò quello che posso, butterò là un po’ di parole, quelle che so, quelle che posso, e voi cercate di contentarvene. E vi dirò dunque che è ricco di cose, questo libro, e di persone e di fatti e di parole, naturalmente, ci mancherebbe che un romanzo non fosse ricco di parole! E ci troverete i telefoni, perché è intorno a quelli che gira tutto, e il taxi, che fa girare ciò che dai telefoni prende avvio, e vecchi e giovani e fiori e opere di bene e opere di male e vecchie canzoni e sei milioni di ebrei e sesso strano e sesso normale e gente che sa tutto e gente che non sa niente e antichi amori ed eterni rancori e stoffe fatte per durare cinquant’anni e ricordi e progetti e viaggi e cartoline e francobolli e appuntamenti onorati settant’anni dopo e una cantina sugli Champs Élysées e la vita e la morte e poi vocabolari, tanti tanti vocabolari per sapere sempre la parola giusta perché se non chiami le cose col loro nome esatto la vita ti fotte, e ci mancherebbe che fossimo scampati all’olocausto per farci poi fottere dalla routine! Grazie, mille volte grazie a Romain Gary, alias Romain Kacew, alias Émile Ajar, alias Fosco Sinibaldi, alias Shatan Bogat per avere scritto questo capolavoro, e grazie ad “amica” per avermelo regalato.

… se invece siete di quelli che pensano che “conoscere fa venire meno angoscia” allora questo è il vostro libro ed è un bellissimo libro dove si trova di tutto e tutti insomma un vero e proprio trattato di filosofia ma che straripa di humour ebraico. Dove potreste trovare che per vivere felici dobbiamo vivere nascosti oppure che stiamo insieme ad una persona solo perché in giro non troviamo di meglio, pensalo al contrario cioè che l’altro sta al tuo fianco perché non ha trovato di meglio capisci anche perché ti lasciavano per la biondina sorridente o per la mora casalinga ma qui entriamo in un discorso troppo complicato e nello stesso tempo angosciante e mi dispiace dirlo ma una delle prime regole dell’autodidatta dell’angoscia è prendere le distanze dalle cose angoscianti “Prendere le distanze, allontanarti da ciò che ti tocca o ti fa paura. È una forma di autodifesa. Quando sei angosciato ti allontani dalla cosa riducendola allo stato asciutto in cui essa si trova nel dizionario”. Voi non siete mai fuggiti da qualcosa? In fondo siamo tutti dei fuggitivi
Salomon Rubinstein nel libro crea un’associazione dove le persone telefonano per sentirsi meno sole (c’è ne sono parecchie oggi nel mondo contemporaneo) e perché così tanto “successo”? Semplice, fuori c’è un’umanità fragile che chiede solo da troppo tempo di essere ascoltata e consolata e qui torniamo al racconto bellissimo di Cechov (oppure potremo parlare dei blog ma io preferisco parlare di Cechov). Il protagonista Jona Potapov è un vetturino a cui è morto il figlio, in una notte fredda e nevosa cerca disperatamente qualcuno a cui confidare questo dolore ma non c’è nessuno che voglia ascoltarlo, alla fine parlerà con la sua cavalla ed il racconto termina così “Jona si lascia andare, ed ecco finalmente racconta tutto a lei” non è bellissimo quel “ecco finalmente”? Sembra che l’angoscia si faccia leggera e noi tiriamo un sospiro di sollievo per il povero Jonas e lo tirerete anche voi un bel sospiro di sollievo dopo che terminerete questo libro. Il sospiro di sollievo non lo troverete mai in Richard Yates ma questo scrittore merita un post tutto suo.
Il  sospiro di sollievo  significa che non puoi rifiutarti di vivere e  come dice il signor Rubinstein “Il mondo diventa ogni giorno sempre più pesante da portare”  e trovare un libro, una canzone o una persona che ti toglie un po’ di dolore è sempre una cosa favolosa o no?
da qui

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