mercoledì 2 settembre 2015

Essere umani, esseri umani, libertà di movimento - Maso Notarianni

E vossia chi siete? Domineiddio?
U deciditi vossia si semu boni o no semu boni pe’ trasere na vostra terra dell’altro mondo?*
Quella che pone Fortunata Mancuso dovrebbe essere una domanda fatta da una donna stupefatta, addirittura basita, a chi rappresenta istituzionalmente gli Stati che incarnano le teorie del liberismo individuale, come gli Stati Uniti o l’Europa.
Eppure, come spesso accade in altri campi, anche in quello della libertà di spostamento il liberalismo è solo una maschera da mostrare a noi babbioni. In realtà, non esiste né mai è esistita la libertà individuale universale, ma solo quella delle classi (pardon ceti, pardon persone) dominanti. Ovvero i ricchi, i potenti, i padroni. E quelli che pensano di esserlo ma che in realtà sono solo degli ingranaggi di un sistema fatto a misura di pochi che guardano e ridono. Persino quando ci sono terremoti.
Parliamo di migranti, di gente che si sposta. Come ce ne è sempre stata, nel mondo. E proviamo a figurarceli come persone in fuga verso un mondo migliore, ma che si ritrovano a stare nella prigione dello sfruttamento, e anche – soprattutto – a fare da apripista per lo smantellamento (universale, quello sì) di tutte le conquiste sociali fatte dell’umanità tra gli anni ’60 e gli anni ’80.
Un po’ di storia: Le prime migrazioni umane di cui si ha traccia furono quelle dell’undicesimo millennio a.C.dei semiti e degli indoeuropei. I primi si imposero addirittura alle popolazioni sumeriche occupando la Mesopotamia. Gli Indoeuropei arrivarono dalle steppe del Danubio, e si mescolarono alle popolazioni dell’Europa centrale e meridionale. Nel Medioevo, dal Nord Europa e dall’Asia intere popolazioni si spinsero all’interno del continente indoeuropeo, dove la terra è più fertile. Poi ci furono gli Arabi, che occuparono la penisola iberica per secoli, e dall’altra parte d’Europa i turchi giunsero fino a Vienna.
In tempi più recenti, dal 1820 al 1914 circa 40 milioni di europei sono sbarcati negli Stati Uniti.
1.500.000 mila veneti, per esempio, si spostarono negli Stati Uniti.
Fra la metà dell’800 e l’inizio del 900, cinquanta milioni di europei si trasferirono nel Nord America, nell’America latina e in Australia.  Nel 1913 in Italia ci furono 2500 emigranti per ogni 100.000 abitanti.  Solo in Svizzera, tra il 1901 e il 1913, emigrarono oltre 3 milioni di italiani.
Nel 2014 sono arrivate in Italia circa 170 mila persone. Se anche quest’anno fossero il doppio, non si riesce ancora a fare un paragone con l’ondata migratoria degli italiani tra l’otto e il novecento. Anche perché la stragrande maggioranza di chi sbarca in Italia prosegue il suo viaggio verso altri paesi europei.
Ok, un po’ lunga come introduzione, ma serve ad inquadrare in modo realistico la questione.
Chi migra, chi si sposta da un Paese ad un altro, è nel luogo che Platone descrive come la frontiera tra l’essere e il non-essere. Non è cittadino (del Paese di origine ma nemmeno di quello di arrivo), dunque non è. Fa parte, secondo Federico Crocci, “di una una nuova classe potenzialmente pericolosa, portatrice di una doppia pericolosità, testimone di una presenza scomoda, ingombrante, inclassificabile secondo i canoni dello Stato moderno, portatrice di una culturadiversa, spesso considerata non assimilabile”.
Oggi chi arriva in Occidente però fa paura solo a noi babbioni. In realtà, chi sta approfittando di questi spostamenti di milioni di persone è quello stesso sistema che da anni sta smantellando pezzo a pezzo lo Stato sociale e le conquiste dei lavoratori del ‘900.
A questo sistema non importa – non è mai importato forse – di convivere con un olocausto. Dei milioni di persone che partono, solo qualche centinaia di migliaia arriva. Gli altri, uomini, donne, bambini, finiscono ai pesci. O nelle stive di camion.
Quello che interessa è creare paura, e creare un mercato del lavoro nel quale non ci sono più regole se non quelle del più forte.
Tutto fa, per creare la cultura del meglio che niente, come il mio amico Alessandro Gilioli chiama il vero vessillo dell’egemonia culturale della destra (c’è anche una sinistra, Ale?) economica. Anche una spiaggia di bambini morti. Anche un camion pieno di gente morta asfissiata.
Quella cultura/paura che fa sì che si accetti qualsiasi cosa, pur di rimanere agganciati ad una ruota della fortuna che pensiamo sia la nostra, ma che è di proprietà di pochi. Qualsiasi cosa: anche rinunciare alla nostra umanità.
*Fortunata Mancuso, anziana madre, contadina siciliana, interpretato da Aurora Quattrocchi in una formidabile sequenza del film di Emanuele Crialese, Nuovo Mondo (Ita 2006)

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