giovedì 11 giugno 2015

Pulp - Charles Bukowski

Los Angeles è famosa per il cinema e per gli investigatori, nei libri e sullo schermo.
Belane è uno di quelli che aspettano un cliente, con una bottiglia sempre a portata di mano, e una pistola nell'altra.
clienti strani, anche la signora Morte, i clienti non si scelgono, sono loro che scelgono te.
è un libro veramente bello, è l'ultimo che ha scritto Bukowski,  è divertente, per noi che leggiamo, meno per Belane, fra alcol e donne e soldi, che non bastano mai.
i clichè dell'investigatore di Los Angeles Belane li ha tutti, dalla prima all'ultima pagina è una bellissima lettura, densa di citazioni di se stesso, di pensieri memorabili, fino alla sorpresa finale.
gli amanti di Céline lo troveranno nel libro, proprio lui.
leggete Pulp, non vi deluderà - franz





Inizia così:
Stavo in ufficio, il contratto d'affitto era scaduto e McKelvey voleva ricorrere al tribunale per sfrattarmi. Era una giornata infernale e il condizionatore d'aria era rotto. Sul piano della scrivania stava camminando lentamente una mosca. Allungai un braccio, abbattei il palmo aperto della mano e la spedii all'altro mondo. Mentre mi pulivo la mano sulla gamba destra dei pantaloni squillò il telefono…



Ecco il libro più atipico, folle e geniale di Mr. Charles Bukowski. E sembra quasi volontario il fatto di averlo partorito pochi giorni prima della propria morte, come un alcolico testamento spirituale. Si percepiscono degli echi malinconici, una consapevolezza del destino, ma nell'accezione che un personaggio come Bukowski poteva attribuire al termine: rassegnazione ma nessun rimpianto.
La narrazione non ha i contorni sfumati delle precedenti opere, quelle in cui l'autore mette a nudo i propri vizi e il proprio istinto autodistruttivo, ma al contrario è estremamente diretto, al servizio di fatti esterni indirettamente testimoni di un'esistenza arrivata al capolinea.
Non c'è spazio per l'autocommiserazione. Al massimo solo per uno sguardo malinconico al passato, ma anche quello con occhio da vecchio beone impertinente. E come poteva rappresentare la morte questo vecchio beone? Ovviamente come una sventolona dallo sguardo ammaliante ma terribilmente assassino!...

Bukowski è uno dei pochi che, a mio avviso, ha capito tutto della vita e che poi ha deciso di farci dono gratuito di tutte le sue preziose intuizioni tramite la sua scrittura, proprio come se fosse un inestimabile testamento. La sua scrittura sempre sboccata, scurrile, a tratti surreale e apparentemente sconclusionata, arriva proprio come un pugno dritto nello stomaco o come un ladro che di notte penetra nella mente a scuotere la coscienza del lettore…

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