mercoledì 29 aprile 2015

Il giorno della madre (La crítica de las armas) - José Pablo Feinmann

il titolo italiano è un po' diverso da quello originale, ma non si può scegliere e ormai il libro di trova solo nei mercatini dell'usato, purtroppo.
il titolo si riferisce a una citazione di Marx: "El arma de la crítica no puede reemplazar la crítica de las armas".
Pablo (casualmente anche il nome dello scrittore) vive nell'inferno di Buenos Aires, negli anni della dittatura, dove le Falcon senza targa della polizia girano, per sequestrare i colpevoli, non i sospetti, se ti sequestravano eri colpevole (curioso che i dittatori argentini amassero l'ornitologia, el plan Condor, volare dagli aerei ed elicotteri, le auto Falcon).
nel libro ci sono e si sovrappongono due madri, quella biologica e la patria, e chi lo cerca e lo trova scoprirà un romanzo come si deve, oltre Marx ci sono, fra le altre cose, Primo Levi, la paura, l'amicizia, la famiglia, il coraggio, i tradimenti, la malattia, il terrore, i sensi di colpa, gli omicidi, le piccole strategie per sopravvivere, l'esilio, la psicanalisi, gli ebrei, i desaparesidos, i libri, la libertà, i rimorsi, il calcio, la fuga, l'ESMA, il passato che non si dimentica, l'argentinità, l'impotenza, la vita.
cercatelo e trovatelo, magari non riuscite a staccarvene, e vi farà anche stare male, con Pablo, ma non trascuratelo - franz



...Il Giorno della Madre non è un romanzo, nonostante sia catalogato come tale. Non è un saggio e nemmeno un’autobiografia. Non è niente di facilmente inquadrabile. Come non lo è Feinmann. Sono piani di osservazioni rivolte a sé stesso e sovrapposti uno sull’altro, partendo dall’uomo solo, passando al figlio, poi al marito, il padre, l’intellettuale progressista, il cittadino, l’uomo occidentale e l’argentino, l’uomo moderno, l’uomo del futuro che ci aspetta. Ogni ruolo è un piano di osservazione della propria immagine riflessa nello specchio della società.
Per questo è un libro a tratti caotico, procede a ondate e per immagini simboliche, cambia tono in modo repentino, Pablo di volta in volta è prima e terza persona, riflette o si angoscia, si ammala di tumore e guarisce, apre lo sguardo alla politica e lo stringe sulla psicosi dell’uomo terrorizzato di poter essere la prossima vittima dei torturatori.
Il Giorno della Madre è anche un libro di malattie che si innestano una nell’altra, gusci di malattia che avvolgono la voce narrante… il cancro, l’ossessione psicotica per la propria salute, la vecchiaia della madre, l’obnubilamento dei concittadini, la violenza folle del potere militare.
È un libro doloroso, di ricordi e dediche, a Rodolfo Walsh e Héctor Germán Oesterheld, di accuse, anche a una certa figura di intellettuale esule divenuto una celebrità mondana in Europa o negli Stati Uniti in quanto esule e intellettuale; una litania di sofferenza con scene grottescamente epiche come la corsa in ospedale con l’amico Lucio colpito da aneurisma cercando di fendere la folla che accorreva alla stadio per la finale del Mondiale del 1978, quello vinto dall’Argentina e che fece da schermo ipocrita alla strage in corso.
Questo è un grande libro un po’ scombinato, un po’ messo insieme da mani forse tremanti per l’emozione o la rabbia o a causa dei ricordi o forse fatto apposta proprio così, a lamine instabili che scivolano da ogni parte affinché ognuno di coloro che lo prenderà in mano non si possa concedere il lusso di sentirsi a proprio agio, con la presa ferma e la presunzione dei propri ideali.
Veramente un peccato che questo libro non sia più disponibile. Una perdita grave per chi volesse conoscere José Pablo Feinmann, un meraviglioso scrittore e voce libera, l’Argentina e la sua sempre stupefacente letteratura.

Pablo Epstein, il protagonista di questa tragedia si definisce un comunista di merda, ebro di merda, merdoso sovversivo, e, ovviamente montonero di merda. Un intellettuale che, prima dell'avvento dei torturatori, scrisse Rivoluzione e terzo mondo.

E a ragione vive il suo tempo nella paura e nell'angoscia di essere prelevato da casa e torturato nelle famigerate cantine dell'ESMA, l'incubo di tutti gli argentini: non c'è scenografia per il terrore, soprattutto se uno ce l'ha dentro.

Sopravviverà, tuttavia, anche se qualche amico sparirà, qualche collega emigrerà nell'occidente democratico, il fratello più grande morirà prematuramente e il matrimonio fallirà. Ma la sopravvivenza implicherà un resoconto coi propri fantasmi ed è a questo punto (e solo a questo punto) che entra in scena la madre del protagonista, non più legata a lui da vincoli di sangue, ma da contrasti ideologici. Ma la madre-patria (traslazione necessaria ed inevitabile) ormai alleggerita dal terrore dei generali (ma solo in parte, perché il passaggio dell'Argentina dalla dittatura alla democrazia non fu indolore nemmeno a decenni di distanza) necessita di una rimozione definitiva. Di una cancellazione. Per Pablo Epstein avviene attraverso l'uccisione della madre emblema di una visione qualunquistica della politica e appunto della sopravvivenza.

Solo allora la dittatura sanguinaria dei generali, alimentata dal colonialismo statunitense, dalla bramosia dell'ordine(...ordine, ordine, ordine, quando c'è ordine, il paese si può ricostruire da cima a fondo), dallo specchietto delle allodole dei campionati mondiali di calcio del '78 (Il 21 giugno... la squadra del regime vinse 6 a 0 contro il Perù, a Rosario. Ciascun gol, pensava Pablo, un gol per la dittatura. Ciascun gol, un gol per i sequestri. Ciascun gol, un gol per il saccheggio e il furto dei bambini. Ciascun gol, un gol per la tortura. Ciascun gol, un gol per le sparizioni. Ciascun gol, un gol per la Morte), dal falso luccichio rivistaiolo (...fiesta, que fantastica fantastica esta fiesta... sapevi Pablo Epstein che Raffaella Carrà, quella entertainer del Processo, cantava questa canzone per te…) muore, ma lascia una ferita non rimarginabile.
Il giorno della madre è un romanzo perfetto e commovente.

Feinmann despliega y señala en rojo, despiadado, la conducta de los argentinos a los que no les importa nada. De aquellos que repetían “algo habrán hecho, por algo están presos, por algo desaparecieron, somos campeones del mundo, recuperemos las Malvinas”. Y de aquellos otros que vivían aterrorizados, esperando en el gueto de la izquierda el día de su juicio final, deshaciéndose de material comprometedor, mudándose de casa sin darle el nuevo domicilio a sicólogos, a viejos compañeros. La orden era desaparecer, cortar lazos. Y estaban los que se enrolaron en “la crítica de las armas”, llevados al combate desigual, a la matanza ejecutada por las armas de los generales, cerebros castrados y crueles…

La crítica de las armas es una extraordinaria novela en la que la madre Patria y la madre de sangre son el motivo a partir del cual se produce una de las reflexiones más agudas sobre la vida durante la dictadura militar y sobre el presente. Si La astucia... era la expansión infinita de un sujeto que se desintegra, La crítica de las armas es la concentración poderosa (y la dilación necesaria) de todo hombre en el momento en que está por elegir su destino.
da qui

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