lunedì 23 febbraio 2015

Percival Everett di Virgil Russell - Percival Everett

leggere un libro di Percival Everett è sempre un'avventura, non sai mai dove ti porterà, e come.
qui un figlio sta con il padre vecchio, e l'incontro dei due (ci) regala delle pagina vertiginose, sembra non succeda nulla, e poi certe pagine sono vette altissime, a volte manca il fiato.
ci sono personaggi che appaiono e poi non ci sono più, storie minime, a volte senza nessun legame col resto, ma sarà poi così?
(naturalmente) è uno di quei libri così ricchi, che arrivati alla fine viene voglia di rileggerlo - franz






…“Percival Everett di Virgil Russell” è un romanzo che sposta, confonde e mescola il piano narrativo e lo stesso io narrante attraverso la citazione, diretta e indiretta (ma mai velata) di autori e opere: il Virgil è ovviamente un Virgilio di natura dantesca. Plateale è l’esempio dell’ormai classico capolavoro di William Styron, “Le confessioni di Nat Turner” (vincitore del Premio Pulitzer nel 1968), che fu oggetto di critica proprio dall’establishment intellettuale afro-americano per certi suoi toni razzisti, che Everett cita più volte, ribaltando il racconto: il nero Nat Turner, schiavo che guidò nel 1831 una nota insurrezione nella contea di Southampton in Virginia, racconta del bianco Bill Styron vissuto oltre un secolo più tardi. Il caro Everett mescola i mezzi culturali mettendo in rapporto cinema e letteratura in modo piuttosto ironico e facendo giocare a backgammon lo schiavo nero condannato a morte, Nat Turner appunto, e il guerrafondaio repubblicano Charlton Heston. Virgil, il protagonista, parla con le parole e il linguaggio letteralmente. Everett cita Dante, Ariosto, Dickens, Schopenhauer, la Bibbia, Eratostene, la matematica e altre discipline, usa la fotografia, Mark Twain e il suo Huck Finn. “Percival Everett di Virgil Russell” è un romanzo che è molto più che post-moderno. È, più semplicemente, un capolavoro.
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Non capire tutto ma riuscire ad accogliere, le braccia aperte sono un modo per accogliere tra le proprie braccia. Percival Everett di Virgil Russell è un romanzo nel quale ci si diverte, ci si perde, ci si disperde, ci si ritrova, e corrisponde a queste braccia aperte che un padre schiude per chiarirci che cosa può accadere, che cosa c’è da fare come compito umano nella vita di tutti.
da qui


in questo gioco chiamato linguaggio, e chiamato anche narrare, che poi in ultima analisi puoi chiamare anche vita, ha davvero importanza quale nome abbia il protagonista? Esiste poi davvero un protagonista? O sono due? O sono di più? E nella vita reale, ha davvero importanza il tuo stesso nome? Forse no, se ci pensi su l'attimo che basta a superare te stesso. Allora torniamo a questo linguaggio, che se va bene è una struttura "che regge la farsa del significato", se va male è una trappola, la sensazione che ti dà quando le parole sono disposte secondo un principio se non logico almeno estetico, è quella del piacere puro. Quando non hai capito esattamente quello che ti sta passando sotto gli occhi, ma ti piace lo stesso. Che non necessariamente implica un Ti piace proprio per quello. Perché chi l'ha detto che una storia debba offrirti in pasto un ordine logico, sequenziale, una trama compiuta con un inizio e una fine, e in definitiva un senso che nel mondo non c'è?
Poi trovi certi paragoni da far venire le lacrime agli occhi. Ti sfido lettore a non sentire un brivido se qualcuno ti dice che lo scatto dell'otturatore di una Leica del '63 fa lo stesso rumore “che produrrebbe un neonato se fosse in grado di schioccare le dita”. Lo senti, sì? Allora che sia fiction o non fiction, storia o non storia, uno studio sul linguaggio o sul significato o sull'inaccessibilità della realtà oggettiva o un intruglio di tutto quanto, a un certo punto perde importanza…

…Che questo Percival Everett di Virgil Russell sia un libro non comune lo si capisce sin dall’insolito titolo, che non potrà non suscitare perplesse alzate di sopracciglia nei frequentatori delle librerie. Tranquilli: è solo l’inizio. A una serie di sottotrame che l’autore segue in parallelo (il rapporto sentimentale tra il burbero proprietario di un ranch e una veterinaria che si sviluppa in seguito al misterioso ferimento di un cavallo, i dubbi di un celebre pittore nei confronti di una giovane che afferma di essere sua figlia, le riflessioni e i tormenti di uno scrittore nero negli anni ’60 sono le principali, ma non le uniche) si alternano  sperimentalismi vari (un capitolo costituito solo da verbi all’infinito, versi, digressioni filosofiche, metaletteratura e così via)…

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