sabato 18 ottobre 2014

Renzi, il nuovo potere in camicia bianca - Furio Colombo

C’è chi sa come stanno le cose. Non c’è ritorno. Gli uomini con la camicia bianca sono molto vicini al potere, e il potere è cambiato. Non vi starò a dire chi sposta i pezzi perché non lo so, ma i pezzi sono stati spostati. In pochissimo tempo siamo passati da una lotta politica interna a un partito, per il temporaneo controllo della segreteria, alla guida, ben ferma e non discutibile, di un partito-nazione che non ha e non accetta confini, non ha e non accetta dissenso, non ha e non accetta alternative. Questo nascente partito-nazione non è interessato ai confini istituzionali (se questo compito tocchi all’esecutivo oppure al Parlamento), non accetta e anzi ridicolizza confini ideologici (se questa sia o non sia sinistra). Quei limiti – e tutti i limiti – sono disprezzati con l’espediente di rovesciare la scena e trascinare la folla. Non sono io che travalico linee sacre. Ma sono io che, da solo, ho il coraggio di salvarvi e questo è il percorso.
Il dovere dell’obbedienza è implicito in questa formula di governo che tende a sbarazzarsi di inciampi e ribelli. Sembra chiaro che, in questa improvvisa e drammatica riorganizzazione di ciò che dobbiamo intendere per politica, non ci sono improvvisazioni. Ciascun designato sa qual è il compito e qual è il percorso e perché la scrupolosa osservanza, e non la competenza, è il requisito essenziale. Salvo che in strettissimi ambiti tecnici, la competenza è anzi considerata una distrazione o una ambizione che limita la fedeltà. Il patto è fra pochissimi, qualcosa come “la prima ora”. Altri, in numero destinato a essere crescente, seguono e seguiranno, ma destinati a restare sostenitori e seguito, più o meno ignoti, persino in Parlamento.
Ci sono ancora aree di disordine e zone di ribellione (stiamo parlando dell’interno dell’ex Pd). Quanto siano rare è un indizio che persino i presunti leader di alternative sanno, pur essendo stati tenuti fuori dal progetto, che non ci sono varchi possibili. Appaiono deboli (non tutti) perché si sono resi conto in ritardo che esclusione e inclusione non erano più materie trattabili.
Sappiamo poco del progetto, ma il progetto c’è. Per questo, assembramenti e manifestazioni di contrasto avvengono sempre in un vuoto che non ha conseguenze politiche. E questo è anche il rischio della “occupazione delle fabbriche” imprudentemente annunciato da Landini, sulla base di un altro tempo e un altro luogo. Direttori di giornali e capi azienda sono stati informati o cambiati, o arbitrariamente esclusi, suscitando furiose reazioni di alcuni nel vuoto che intanto si è creato intorno a loro. All’improvviso compaiono appelli su grandi giornali (“Noi sosteniamo Matteo Renzi”) firmati da nomi che sono o si considerano grandi. Meritano interesse per tre ragioni. La prima è che Matteo Renzi non era in pericolo e neppure in bilico, e dunque l’appello è un tributo, non un aiuto. La seconda ragione è l’uso di frasi come “andare avanti insieme a chi crede”, dove “credere” è la parola chiave, una parola di fede e sottomissione, non di politica; oppure: “sosteniamo la volontà (del premier, ndr) di non mollare”, invocazione che fa perno su “volontà” cioè la qualità superiore di chi si è messo alla guida. E dove “non mollare” annuncia rigetto (approvato dai firmatari) di ogni critica.
L’appello è importante perché ci dice con chiarezza che siamo nella fase in cui si aderisce, non più in quella in cui si partecipa alla fondazione. Potrai essere e sentirti dalla parte giusta. Ma sei tra quelli che seguono e si adeguano. Ci devono essere delle buone ragioni per farlo, anche se la maggior parte di noi non le conosce. Il renzismo infatti fa proseliti con molto successo in modo insolito, certo estraneo alla vita democratica. Non devi sapere, devi credere.
Intanto il sistema mediatico, soprattutto visivo, tempestivamente coinvolto e debole di natura, ha messo a disposizione una immensa quantità di notizie, di diretta e in replica, su una sola persona, che provvede a coprire tutte le funzioni di governo in Italia e all’estero, malamente compreso nella lingua, ma perfettamente chiaro nel gesto esclusivo di contare e di comandare senza alcuna forma di opposizione. Anzi, una efficace trovata del leader è di essersi impossessato del linguaggio della ex opposizione. Lui è “contro”, ed è in questa titanica impresa che bisogna credere, e da cui viene la “volontà di non mollare”. Tutto ciò non è tipico di chi gestisce il potere, ma di chi sta radunando masse fedeli per dare l’assalto finale alla fortezza.
Però il fervore apparentemente improvvisato dei discorsi copre ordine e ridistribuzione dei pezzi del gioco fatta per tempo, non sappiamo da chi e di cui non sappiamo il fine ultimo, che non è il potere personale. Renzi non è Attila, è un professionista in missione. Pare bravo, ma ha il grande vantaggio di giocare su un tavolo in cui gli altri si muovono alla cieca, perché tutto è già stato deciso prima. La storia è più semplice e più complicata di quel che sembra. Il fatto è che le prossime puntate sono già state filmate e certo non ti raccontano in anticipo come dovrebbe finire. Si, si può ancora fare qualcosa. Interrompere “la sceneggiata” (così il leader chiama l’opposizione in Parlamento) e fare lo sforzo che certe volte devi fare dormendo: svegliarti lottando contro lo stato di sonno. Fare ritorno alla normalità, fuori da un Truman Show già tutto serializzato.
Nei tristi filmati delle Camere vedi ancora facce vere, di vere persone (alcune stanno per essere cacciate dal Pd). Se si accostano (metti Casson e Di Maio) una vera resistenza è possibile. A volte, nella storia, ha portato liberazione.

2 commenti:

  1. Come si fa a lottare contro lo Stato di sonno quando si è imbottiti di sonniferi?

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    1. l'articolo mi ha colpito perché non è scritto in politichese, e non è da un colpo al cerchio e uno alla botte.
      parli di sonniferi, secondo me è qualcosa di più forte, l'effetto dei sonniferi passa, qui tutto continua, e peggiora...

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