martedì 22 luglio 2014

La fine d'Israele - Gilad Atzmon

Nel suo discorso alla nazione il primo ministro Benjamin Netanyahu ha riconosciuto ieri che la guerra a Gaza è una battaglia per l’esistenza dello Stato Ebraico. Netanyahu ha ragione. E Israele non può vincere questa battaglia; non può definire neanche che cosa una vittoria potrebbe comportare. Di sicuro la battaglia non è contro i tunnel o contro l’operazione sotterranea dei militanti, i tunnel sono solo armi di resistenza o addirittura la resistenza stessa. I militanti di Hamas e di Gaza hanno trascinato Israele in una zona di guerra nella quale non potrà vincere mai e Hamas detta le condizioni, sceglie il terreno, e ha scritto le condizioni necessarie per chiudere questo ciclo di violenza.
Per dieci giorni Netanyahu. ha fatto tutto quello che poteva per prevenire un’operazione di terra dell’esercito. Stava affrontando la realtà del fatto che Israele manca di una risposta militare alla resistenza palestinese. Netanyahu sapeva che una sconfitta sul terreno avrebbe eliminato Il poco che rimane del potere di deterrenza dell’esercito.
Cinque giorni fa, Israele, almeno agli occhi dei suoi sostenitori, stava su un terreno superiore. Vedeva i suoi cittadini soggetti ad un lancio senza fine di razzi, ancora mostrava un certo controllo, uccidendo i civili palestinesi solo da lontano, cosa che serviva a dare un’immaginaria rappresentazione di forza. Ma questo è cambiato rapidamente da quando Israele ha lanciato la sua operazione di terra. Israele adesso, ancora una volta, è coinvolto in crimini di guerra enormi contro una popolazione civile e peggio ancora, almeno strategicamente, i suoi reparti di fanteria d’élite sono battuti in una battaglia di strada corpo a corpo a Gaza. Nonostante l’evidente superiorità tecnologica israeliana ed il suo potere di fuoco, i militanti palestinesi stanno vincendo la battaglia sul terreno e hanno addirittura provato a spostare la battaglia sul territorio israeliano. In più, il lancio di razzi su Tel Aviv non sembra fermarsi.
La sconfitta dell’esercito israeliano a Gaza lascia lo stato ebraico senza nessuna speranza. La morale è semplice. Se tu persisti a vivere nella terra di qualcun altro, la potenza militare è un ingrediente essenziale per scoraggiare gli espropriati dall’agire per reclamare i loro diritti. La quantità di feriti dell’esercito ed il numero di corpi dei soldati israeliani che tornano a casa nelle bare manda un messaggio chiaro sia agli israeliani sia ai palestinesi. La superiorità militare israeliana appartiene al passato. Non c’è futuro per uno stato di soli ebrei in Palestina; potrebbero provare da qualche altra parte.

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