martedì 24 giugno 2014

Mistero doloroso - Anna Maria Ortese

Florida è un fiore che spunta in un mondo che non la merita, vive come farfalla, bella e per un tempo piccolo, poi torna umana per una vita lunga, triste e grigia.
è un regalo poter leggere una storia così, senza parole di troppo e senza lieto fine, e con illusioni che svaniscono, nel mondo ingiusto e brutto, quello di allora e quello di sempre.
cercatelo e regalatevi questa storia, e guardate il mondo con gli occhi di Florida - franz






Ritmo lento, stile impegnativo per strutture sintattiche e gestioni linguistiche, la Ortese non cerca il bello nella declinazione di 'piacevole' piuttosto s'impossessa delle complessità, delle pesanti e fonde contraddizioni del vivere e le espone senza filtri, né giudizi. L'unica mediazione è tra le parole, a mitigare o indurire inquadrature. Nella fine inevitabile, la Ortese toglie al lettore ogni possibile residuo di speranza romantica, idilliaca risoluzione nonché ogni balsamo lenitivo per le ferite. Provare sentimenti devastanti è cedere alle ferite che se si rimarginano restituiscono carni diverse da ciò che erano prima dell'affondo…

Il romanzo è intensissimo, e l’intensità aumenta mentre procede, la tragedia accade alla fine, ma ci viene raccontata con una sorta di ellissi, si capisce, ma la tragedia non viene descritta. Florì sparisce, ma non si sa se ha visto il principe, viene lasciata aperta l’ambiguità. Il libro è anche un’antifavola, sembra la storia della tipica ragazza povera che trova il principe azzurro, ma non è così…

…Nella sua semplicità il ‘mistero doloroso’ (dunque solo il concetto) è proprio quello che si può pensare: una storia d’amore che racchiude in sé il senso sempre meraviglioso del suo apparire improvviso e la sua lacerante adesione alla vita (e non fa nulla che gli altri pensino che il dolore sia conseguenza dell’azione. Sì Florì, la quattordicenne innamorata del principe, si uccide per amore, ma il lutto non determina lo strazio, e di conseguenza, il titolo seppur appropriato (e nemmeno il suo esatto contrario che sarebbe plausibile): no, il dolore e la sua aggettivazione fanno parte del mondo, o meglio, di quello che vorremmo che fosse.
Riflette Cirillo, il principino innamorato, di fronte ad una perdita inconsolabile:Là, qualche cosa accade, pensava, là, nell’acqua stellata dei sogni, vivono gli ultimi regni, passano gli ultimi arcangeli. Il resto, non è che una gran noia.
Come la letteratura tanto sbandierata di oggidì. Tranne miracolosi recuperi che hanno il fascino di un mistero doloroso.
Come la vita no?



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