mercoledì 11 giugno 2014

Chiune Sugihara

quanto bisogno c'è di uno come Chiune Sugihara, dappertutto - franz


…Nel 1940, però, la maggior parte dell'Europa occidentale era stata occupata dai nazisti, con l'eccezione della Gran Bretagna, e quasi tutto il resto del mondo libero aveva chiuso le frontiere all'immigrazione ebraica, negando di fatto l'accoglienza ai rifugiati, che provenissero dalla Polonia o da qualunque altro paese dell'Europa occupata dai tedeschi.
L'ultima spiaggia era rappresentata dall'immigrazione in Estremo Oriente, o nelle colonie olandesi dell'America Latina (Guiana Olandese, isola di Curaçao). Le autorità dell'URSS concessero agli ebrei di continuare a migrare attraverso le repubbliche sovietiche, purché fossero muniti di regolari documenti di viaggio.
In queste funeste circostanze, il Vice-Console Sugihara divenne la chiave di volta di un disperato tentativo di fuga per la sopravvivenza. Il tutto fu accelerato dalla rapida avanzata dei tedeschi verso est. Nel luglio del 1940, le autorità di Mosca diedero istruzioni a tutte le ambasciate straniere di lasciare Kaunas, capitale temporanea della Lituania. Prima del conflitto, Kaunas contava 120,000 abitanti, un quarto dei quali di etnia ebraica.
Quasi tutte le delegazioni diplomatiche lasciarono la città, ma Chiune "Sempo" Sugihara, richiese e ricevette una proroga di 20 giorni. Centinaia di ebrei (rifugiati dalla Polonia o cittadini lituani) si accalcarono ai cancelli del consolato giapponese a Kaunas, nel tentativo di ottenere un visto per il Giappone. Sugihara si trovò a un bivio, dovendo prendere una decisione difficile, da cui sarebbe dipesa la vita di migliaia di persone.
A quel tempo, il governo giapponese garantiva i visti solo in base a determinati criteri di ordine burocratico ed economico, che la maggior parte dei rifugiati non soddisfaceva; inoltre, Sugihara aveva obbedientemente contattato il Ministro degli Esteri giapponese per ben tre volte, perché gli desse istruzioni sul da farsi. Ciascuna volta, il ministro aveva risposto che condizione necessaria, senza possibilità di eccezioni, per ottenere il visto fosse il possesso da parte degli applicanti di un ulteriore visto verso una destinazione terza, da raggiungersi successivamente all'ingresso in Giappone. Il Vice-Console discusse a questo punto la situazione con la moglie Yukiko e i figli. Sugihara era stato educato nel rigido ossequio e nella cultura dell'obbedienza peculiari delle gerarchie amministrative e militari del Sol Levante; era un diplomatico di carriera, e si era insediato da poco al consolato Si scontravano in lui lo spirito di disciplina proprio del funzionario e l'etica del samurai, ereditata dal ramo materno della sua famiglia, che lo spingeva ad aiutare i bisognosi. Dissobedire agli ordini avrebbe probabilmente posto fine alla sua carriera, se non, peggio, messo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi familiari. Ma la coscienza ebbe il sopravvento, e così, dal 18 luglio al 28 agosto 1940, il signore e la signora Sugihara, senza soluzione di continuità, scrissero 300 visti al giorno (un lavoro per cui, in condizioni normali, ci sarebbe voluto un mese di tempo). Bisognava fare in fretta, perché i richiedenti, se si fosse indugiato, sarebbero incorsi in un pericolo mortale (la deportazione e l'internamento). A fine giornata, Yukiko massaggiava le mani del marito affaticate da 18-20 ore di lavoro; il Vice-Console non si fermava neppure per pranzo, e il suo pasto quotidiano erano dei panini. A spronarlo ad andare avanti senza perdere un minuto erano le persone in fila notte e giorno davanti alla legazione diplomatica nipponica. Quando qualcuno tentò di scalare il muro di recinzione, Sugihara uscì all'aperto per calmare gli astanti e rassicurarli, promettendo loro che avrebbe fatto l'impossibile per aiutarli. Il diplomatico nipponico prese accordi con gli ufficiali sovietici, che acconsentirono al viaggio degli ebrei attraverso l'URSS, sui convogli della Transiberiana, fino al porto di Vladivostok, dove i migranti si imbarcarono per Kōbe, città giapponese che ospitava una comunità di ebrei russi. Circa 6,000 ebrei riuscirono a fuggire verso il Giappone, grazie ai visti emessi da Sugihara, col prezioso aiuto della moglie. L'impagabile opera si dovette interrompere il 4 settembre, quando Sugihara dovette abbandonare l'incarico e la Lituania, partendo in treno verso Berlino. La notte prima della partenza, i coniugi rimasero svegli a scrivere gli ultimi lasciapassare. Secondo quanto riferito da testimoni, Sugihara continuò a scrivere visti anche durante lo spostamento dall'albergo in stazione, e, persino dopo esser salito a bordo del treno, lanciò dal finestrino della vettura in movimento dei fogli di carta in bianco con il solo sigillo del consolato verso la folla disperata di rifugiati, perché questi potessero poi utilizzarli per compilare un visto.
"Perdonatemi. Non posso scriverne più. Vi auguro di cuore buona fortuna!”, disse al momento di partire, inchinandosi profondamente di fronte alla folla.
"Sugihara, non vi dimenticheremo mai. Ci rivedremo sicuramente!"…


Sugihara (di David Rovics)

He was raised in Gifu on the islands of Japan 
He was sent off to Manchuria, that's how this tale began 
For his next assignment in the diplomatic corps 
Was far-off Lithuania and the European war 
My grandfather was from Krakow as“ the Nazis came, he fled 
He took his family to Vilnius so they might not end up dead 
But the Panzers were advancing and he knew they had to go 
But he had to have a visa and all the embassies said no 

There was only one final possibility 
The last consulate left open, the Third Reich's Asian ally 
There in Lithuania there was no time to lose 
They came asking for a visa, thousands of Polish Jews 
The diplomat called Tokyo, can I grant them this reprieve?

Three times he got his answer, tell them all to leave

He looked into their eyes, talked to his family 
He and his wife decided we must set these people free 

Although I never met him, when all is said and done 
I am Sugihara's son 

Disobeying orders that they knew to be wrong 
Sempo and Yukiko started writing all day long 
A month's worth of visas in every twenty-hour day 
Sempo and Yukiko could turn no refugee away 
Word came from the empire, it's time to turn it in 
You're closing down your consulate and moving to Berlin 
They knew they did the right thing, of this they had no doubt 
They threw visas through the window as their train pulled out 

(Chorus) 

My grandfather crossed Siberia for five times the normal cost 
Fearing for the future with every minute lost 
He got the ferry to Kobe then to Occupied Shanghai 
There he spent the war years while back home his people died 
Sugihara-san did not seek any praise from anyone 
When he died the paper said his neighbors knew not what he'd done 
But there are forty thousand people living lives today 
Without Sempo Sugihara I would not be here now to say 

(Chorus)





Chance (dei Savatage)

He was standing all alone
Trying to find the words to say
When every prayer he ever prayed
Was gone
And the dreams he's never owned
Are still safely tucked away
Until tomorrow he just
Carries on

See the Devil in the streets at night
See him running in the pouring rain
See him grinning Œneath a twisted light
I'll be back again
See the people standing in a row
See them nodding like a field of grain
No one sees the sickle though
Coming Œcross the plain

And this he knows if nothing more
That waiting in the dark like destiny
Are those who kissed the dogs of war
And there is no tomorrow
No tomorrow
Take a chance
Take a chance

See the Devil he is so intense
See the Devil go and change his name
What's the going price of innocence
It can't be the same
Is it dark when the moon is down
Is it dark with a single flame
If there's glass falling all all around
I am not to blame
And this he knows if nothing more

That waiting in the dark like destiny
Are those who kissed the dogs of war
And there is no tomorrow
No tomorrow
Take a chance

Burn the night away

Pictures at an exhibition
Played as he stood his trance
Staring at his inhibitions
All the time believing
That it now came down to nothing but this chance

I fear you
Your silence
Your blindless
See what you want to see
In darkness
One kindness
One moment
Tell me what you believe

I believe in nothing
Never really had to
In regards to your life
Rumors that are not true
Who's defending evil
Surely never I
Who would be the witness
Should you chance to die

Father can you hear me
This is not how was meant to be
I am safe and so are you
As for the others destiny

I believe that situations
All depend on circumstance

Look away
Look away

Pictures at an exhibition
Played as he stood in his trance
Staring at his inhibitions
All the time believing
That it now came down to
Nothing but this chance

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