venerdì 2 maggio 2014

L’odissea di quattro minorenni sbarcati ad Augusta dall’Egitto - Cesare Giuzzi

una bella storia, promesso, questo è un assaggio, leggila tutta - franz


Il racconto delle quattro giovani vittime inizia a metà marzo, quando i ragazzi lasciano il villaggio dove vivevano con le loro famiglie. «Siamo partiti per Alessandria a metà marzo, non ricordo il giorno di preciso. Da lì ci saremmo dovuti imbarcare verso l’Italia. Abbiamo atteso di partire per 15 giorni, l’organizzazione ci ha lasciato in un appartamento abbandonato vicino al mare. Eravamo 120 in attesa di partire, abbiamo pagato 5mila euro a testa». I quattro ragazzi si conoscono perché vengono tutti dallo stesso villaggio, durante il viaggio non si divideranno mai. «Siamo salpati dalle coste egiziane a bordo di una grande nave. Abbiamo navigato per due giorni e due notti. Vicino alle coste italiane ci hanno trasbordato su imbarcazioni più piccole, le hanno lasciate andare alla deriva». Il racconto del naufragio è fatto di pochi ed essenziali flash: «Siamo sbarcati il 10 aprile ad Augusta in Sicilia. Ci hanno salvati degli uomini in divisa». Forse i ragazzi sono stati soccorsi dagli uomini della nave San Giorgio che proprio in quei giorni ha messo in salvo 1.067 migranti al largo di Augusta. «Ci hanno portato in una scuola dove ci hanno dato da mangiare. Dopo tre giorni ci hanno lasciati andare — racconta Mohamed —. Con gli altri tre amici ci siamo messi a girare per Augusta. Vicino alla stazione siamo stati avvicinati da due uomini che parlavano idioma marocchino. Mi hanno chiesto se avevo denaro, ma io non ne avevo. Allora con il loro cellulare mi hanno fatto chiamare mio fratello Nasir che vive a Milano. Io sapevo il numero a memoria. Gli hanno chiesto dei soldi, ma Nasir ha detto che non aveva denaro. Ho saputo che loro hanno minacciato di ucciderci». Al 16enne Nehad chiedono mille euro: «Mi hanno detto che sapevano come farmi fuggire dalla Sicilia». Poi però i due magrebini mostrano una pistola: «Avevano un’arma alla cintola, ci hanno detto di seguirli e siamo stati fatti salire su un treno. Abbiamo viaggiato per tutta la notte, poi quando siamo arrivati stati fatti salire su un furgone bianco. Non so in quale città siamo stati portati. Nel furgone non c’erano finestrini»

Nessun commento:

Posta un commento