giovedì 6 marzo 2014

Il caso esiste, ma anche l’errore: averlo amplificato in quel modo - Luisella Costamagna

Non mi piacciono le espulsioni. Perché sanno di autoritario, e perché danno a chiunque l’assist per dire che sei debole, sei alla frutta (e Grillo di assist ne offre continuamente). Detto questo, trovo che l’espulsione dei 4 senatori M5S sia stata, come sempre accade con Grillo, sovradimensionata in modo grottesco.
Il M5S si è presentato alle elezioni con un programma e delle regole. Ora ha votato l’espulsione in assemblea e tra gli iscritti. Si può cambiare idea, ma allora bisogna trarne le conseguenze (come hanno fatto quelli passati al Gruppo misto). Succede. Il resto sono soltanto attacchi strumentali. Sento tuonare contro la “mancanza di democrazia interna al M5S” autorevoli commentatori che non hanno fatto una piega quando Berlusconi ha cacciato dal Pdl il cofondatore Fini, o quando Renzi ha solato Letta che a sua volta aveva solato Bersani (che alla fiera mio padre comprò): tanto loro sono veri “democratici” e alla fine s’abbracciano. Senza contare le decine di carriere politiche stroncate nell’ombra da congiure e congiurette di Palazzo. Ora gli stessi che ti dicevano con il sorrisetto cinico “è la politica, bellezza” fanno le vergini dai candidi manti e gridano al terribile dittatore. Perché è chiaro che l’unica espulsione vera è quella che vorrebbero fare loro: Grillo e i suoi 9 milioni di fastidiosi elettori dalla scena politica.

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