domenica 7 luglio 2013

puzza di gas, chiamate l'Eni

“Tra il 29 e il 31 maggio a Roma si è verificata un’operazione di “extraordinary rendition” (azione illegale di cattura, ndr) nei confronti di una donna e di una bambina di sei anni, prelevate a casa e poi costrette, contro ogni convenzione nazionale e internazionale, a imbarcarsi su un aereo che le ha portate in Kazakistan“. Questa la versione degli avvocati difensori, secondo cui le due sono state condotte nel Paese dove Mukhtar Ablyazov, marito della donna e padre della bambina, è il principale oppositore del regime dittatoriale di Nursultan Nazarbayev, e per questo detenuto e torturato secondo la ricostruzione di due diversi report diAmnesty international risalenti al 2003  e al 2004 e da dove è riuscito a scappare nel 2009, rifugiandosi prima a Londra e poi, probabilmente, in Italia
“Mi sono subito informata, le procedure sono state perfette, tutto in regola e secondo legge”, ha replicato il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. La questione era finita anche sul tavolo del ministro dell’Interno Angelino Alfano che rispondendo ai giornalisti al termine della visita a Casal del Marmo, ha ribattuto: “Non possiamo che prenderne atto”…

Chi ha ordinato alla polizia italiana di mettere in piedi un’operazione eccezionale nella notte fra il 28 e il 29 maggio per arrestare la moglie e la figlia di un importante (anche se controverso) dissidente kazako? Per parcheggiare poi la madre per due giorni in un centro di detenzione per clandestini? Per tornare poi a prelevare con l’inganno la bimba di sei anni che era stata affidata a una zia e imbarcare in fretta e furia le due donne su un aereo privato noleggiato dal governo del Kazakhstan e diretto nella capitale Astana? Chi ha ordinato un’operazione che ha aggirato o resi aleatori i controlli della magistratura che all’inizio è stata indotta ad approvare i provvedimenti di espulsione, che però ex post sono stati censurati dallo stesso Tribunale del riesame di Roma ha riconosciuto «gravi violazioni delle procedure»?
Sono queste le domande che il primo ministro Enrico Letta e il ministro degli Esteri Emma Bonino si sono ripetuti di nuovo ieri, quando si sono incontrati per discutere di Egitto. All’inizio di giugno, quando la storia venne fuori grazie agli avvocati del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, ex banchiere accusato di aver intascato milioni di dollari, la Bonino si lamentò — umiliata e imbarazzata — col primo ministro ma anche con il ministro degli Interni Angelino Alfano: «Ho saputo di questa espulsione dai giornalisti inglesi e dai militanti dei gruppi per la difesa dei diritti civili che mi chiedevano notizie». «Questo non era un caso di immigrazione clandestina», ha detto ai suoi collaboratori, «è un caso che danneggerà il governo italiano, faremo una figura miserabile, quella di chi si è venduto due possibili ostaggi a un governo straniero». Enrico Letta ha chiesto spiegazioni una prima volta in privato ad Alfano, ma venerdì è stato costretto a farlo in pubblico, quando Ablyazov gli ha chiesto conto della deportazione di moglie e figlia con un’intervista alla Stampa…

A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it infatti, alla Farnesina ritengono infatti essere di essere stati scavalcati nella vicenda dal ministero degli Interni, guidato da Angelino Alfano, vicepremier, segretario del Pdl e uomo fidato di Silvio Berlusconi, grande amico del dittatore kazaco…

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