giovedì 18 aprile 2013

Andrea Mauri, ragazzo


«Se dovessi scegliere con chi fare il giro del mondo, non avrei esitazioni: con lui». Con Andrea, con suo figlio. Molti padri direbbero la stessa cosa, probabilmente. Ma non tutti si divertirebbero quanto Stefano Mauri, l'editore milanese. Assieme ad Andrea, in giro per mare e per monti, ma preferibilmente per mare. Perché pochi ventenni sanno essere sempre di buon umore e di compagnia, come lui, soprattutto a bordo di una nave. Perché tra i problemi di Andrea non c'è la sindrome dell'età ingrata. Né un grammo di snobismo. Perché Andrea sa fare amicizia con tutti e si trova a suo agio con il petroliere come con il benzinaio: semplicemente non vede la differenza, e questa è una delle sue migliori qualità.
«Attacca bottone con chiunque. Sa sempre come rompere il ghiaccio e sul cazzeggio è imbattibile. In qualche caso è addirittura consigliabile avere un figlio Down» riflette Stefano Mauri, 51 anni, presidente del gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS), e consapevole - lui - che in tal caso sarebbe però preferibile essere un petroliere che un benzinaio.
«Certo, per chi ha mezzi, tutto diventa più facile - riconosce -: le scuole private, gli insegnanti di sostegno. Ma da quando è arrivato lui, da quando è cominciata a emergere la sua personalità, è iniziata un'avventura. Tutta diversa da quella prevista»…

…«Si sveglia prestissimo, al primo barlume di luce, con la felicità di iniziare una nuova giornata. Bambini come Andrea tengono unita la famiglia. Il suo sogno è di vivere tutti insieme in una specie di kibbutz. Quando è nato, i medici italiani ci dicevano come dovevamo curarlo, senza nemmeno averlo visitato. Andrea non è malato e non va trattato come tale. Ai genitori dei bimbi Down basta insegnare come amarli».

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