lunedì 11 marzo 2013

Raffaele Deidda dice che al PD non capiscono ancora


…Lo sbalordimento, che pensavamo reazione ingenua di chi non è molto addentro alla politica agita, è stato però confermato anche dal membro della European Academy of Sociology Luca Ricolfi, che su “La Stampa”: “Sono sconcertato perché, più li leggi e li ascolti, più ti accorgi che nei dirigenti del Pd nulla, ma proprio nulla è cambiato dopo il voto. Non sono cambiati gli slogan, non sono cambiati i programmi, non sono cambiati gli atteggiamenti. Non sono cambiati i rituali, non sono cambiati i ragionamenti, non è cambiato il linguaggio. Non c’è nessuna idea veramente nuova. Solo tanta supponenza, e una completa incapacità di capire come si viene percepiti dagli altri. Questi dirigenti dimostrano, con il loro modo di parlare e di atteggiarsi, di non avere la minima idea di come la gente li vede. Se potessero entrare anche solo per qualche minuto nei nostri cervelli avrebbero uno shock: scoprirebbero che non solo non li apprezziamo, non solo li troviamo irritanti, ma siamo semplicemente increduli”. Per poi aggiungere, sconfortato: “Ma come? Nemmeno dopo lo schiaffo, lo sberleffo, l’umiliazione del trionfo di Grillo, nemmeno dopo tutto questo riuscite a mettere insieme una reazione, un ripensamento, un dubbio vero?”
D’accordo con Ricolfi per frasi del tipo: “Non basta cambiare nome o leader, ma bisogna occuparsi della capacità di rappresentare la società” (Beppe Fioroni) . Ma va? Ci sarebbe da rispondere subito: perché non ve ne siete occupati prima? Oppure: “Dobbiamo apparire una forza impaziente di giungere alla soluzione dei problemi del Paese” (Anna Finocchiaro) . Dovevate, dovevate! E ancora: “Se passiamo per conservatori vuol dire che non facciamo bene la nostra missione, dobbiamo stare sul fronte del cambiamento” (Enrico Letta). Ma perché si deve usare sempre il tempo presente o quello futuro per dire ciò che andava fatto prima, molto prima del voto? Fino alla “chicca” di D’Alema: “Elettorato che può essere riconquistato dal Pd se dimostra capacità di rinnovamento, che non è la semplice liquidazione di una classe dirigente”. Secondo lui il rinnovamento passa attraverso la riconferma della vecchia classe dirigente? Davvero uno strano modo di sentire gli “umori” dell’elettorato. O forse normale per un veterano della classe dirigente che avrebbe ammonito il sindaco di Firenze: “Si parla di te come leader nazionale, attento, quello di cui si parlava prima, Soru, è già stato triturato”.
E i dirigenti democratici sardi? Marco Meloni, nominato in Liguria per evitare le forche caudine delle primarie sarde (in compenso il pugliese Lello Di Gioia orgogliosamente dichiara di aver riportato il PSI in Parlamento grazie alla Sardegna ): “Ci siamo chiusi troppo in noi stessi, soprattutto a fronte di una crisi generalizzata dei corpi intermedi”. Lapalisse non avrebbe potuto dire di meglio. Il neosenatore e segretario regionale Silvio Lai: “Il partito democratico è utile in questa fase al Paese se è capace di presentarsi unito, una forza chiara, polare. Polare verso un cambiamento che non è rimandabile. O è un cambiamento netto, oppure al paese non serve...".Forza chiara, polare? Cambiamento netto? Cosa è cambiato finora in Sardegna se non il gioco delle alleanze interne che hanno permesso lo svolgimento di parlamentarie che hanno stravolto l’esito delle primarie, a cui tutti avevano guardato con favore con nuova credibilità e nuova fiducia al PD?
Infine il senatore Antonello Cabras: "Avevamo colto in precedenza i sintomi della crisi di rappresentanza ..... Il popolo ha parlato ma non ha detto cosa vuole....non si capisce cosa vuole quando vota Grillo". Secondo Cabras chi ha votato Grillo, al contrario di chi ha votato PD o PDL, non sapeva quale programma politico stesse sostenendo e non sapeva quindi cosa voleva. Il senatore potrebbe avere qualche ragione ma forse la domanda da porsi sarebbe un’altra. Che cosa non voleva l’elettore che ha votato Grillo? Forse non voleva che il principio della rappresentanza politica fosse spinto fino ai “rumors”che oggi riguardano Cabras; ancora senatore, per la spartizione fra correnti del Pd dei posti di potere e di sottogoverno?

2 commenti:

  1. mah, capisco che un esame di coscienza al passato sia fondamentale... però, visto che la sinsitra è sempre stata bravissima a recriminare sul passato, pensare al futuro non mi sembra un cosa negativa!

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  2. forse bisogna saper fare le due cose insieme:)

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