domenica 13 gennaio 2013

Jorge Selarón e la sua scala




La scalinata che da Rua Joaquim Silva si arrampica fino al bairro alto di Santa Teresa, uno dei simboli artistici più appariscenti della Lapa, a Rio de Janeiro, si è trasformata ieri mattina in una macabra installazione. Il palcoscenico della morte, quasi sicuramente violenta, dello stesso artista che nel corso degli ultimi trent'anni aveva trasformato questo luogo in un pezzo unico nel suo genere, un'attrazione anche turistica, inserita nei tour della cidade maravilhosa accanto al Cristo Redentore e alle spiagge di Copacabana. 
Jorge Selarón, pittore, scultore, ceramista giramondo nato in Cile nel 1947, quando decide di stabilirsi a Rio nel 1983 trova casa, con laboratorio annesso, proprio in uno dei piccoli edifici che costeggiano l'escadaria. All'inizio si limita a spazzare e a mettere qualche pianta qui e là, ma a partire dai primi anni '90 quei 215 scalini diventano il naturale prolungamento del suo studio e una sorta di sua personale Cappella Sistina. 
Come la scalinata di Alfama trasformata da Manoel de Oliveira nel set unico del film A caixa, quella che oggi è conosciuta come l'Escadaria Selarón è il contenitore unico di un intero mondo espressivo, il più folle teatro che la tradizione degli azulejos abbia mai calcato. Si sale e si scende in un tripudio cromatico, un'ubriacante teoria di piastrelle, mattonelle, maioliche, laterizi colorati, pezzi di specchio. Un sogno avvolto in una pelle dura e lucida, inteso come tributo del mondo intero al popolo brasiliano…




2 commenti:

  1. e memo male è uscita fuori, qualcuno ne ha parlato, penso a tutte quelle di cui neanche sappiamo e sapremo niente.

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