venerdì 4 gennaio 2013

Io sono un conservatore – Ilvo Diamanti


Io sono un conservatore. Non riesco ad ad accettare i sentieri imboccati dal cambiamento. Molti, almeno. Il paesaggio urbano che mi circonda. E mi assedia. La plaga immobiliare che avanza senza regole e senza soste. L'indebolirsi delle relazioni personali e dei legami comunitari. Il declino dei riferimenti di valore  -  perfino di quelli tradizionali. La famiglia ridotta a un centro servizi, a un bunker sotto assedio. La retorica dell'individualismo esibizionista e possessivo. Che ci vuole tutti imprenditori  -  di se stessi. La Rete come unico "spazio" di comunicazione. Gli smartphone che rimpiazzano il dialogo fra persone. I tweet al posto delle parole. La relazione senza empatia. Le persone sparse che parlano  -  e ridono, imprecano, mormorano - da sole.
In tanti intorno a un tavolo, oppure seduti, uno vicino all'altro. Eppure lontani. Ciascuno per conto proprio, a parlare con altri. In altri luoghi - distanti. Tempi strani, nei quali tanti si sentono "spaesati", perché il "paese" appare un residuo del passato. E la "comunità": un fantasma della tradizione. Il lavoro senza regole e senza continuità. La flessibilità senza fine e senza un fine. Cioè: la precarietà…

2 commenti:

  1. questi sarebbero i "conservatori" di cui abbiamo bisogno.
    eppure, come diceva un mio prof di storia all'università, i veri rivoluzionari sono coloro che riescono a portare le cose vecchie nei modi e mondi nuovi.
    ma anche di questi non se ne vedono

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  2. la retorica del nuovo e del cambiamento ammorba.

    se da noi apparisse il subcomandante Marcos il look vecchio del passamontagna sarebbe la cosa più importante:(

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