domenica 13 gennaio 2013

Emilio Lussu a cavallo


racconta Vittorio Foa:

Nel settembre 1945, quando Lussu era ministro nel governo Parri, chi scrive andò a chiedergli, per aiutare finanziariamente il partito di cui entrambi facevano parte, di mettere una firma sotto una autorizzazione, cosa consueta nel sottobosco politico del tempo. Lussu rispose: «Compagno, puoi chiedermi di montare a cavallo e andare in via Nazionale a rapinare l’oro della Banca d’Italia e io – per il partito – lo faccio subito. Ma mettere una firma sotto una cartaccia, giammai». Nell’irrealismo dell’immagine il poeta riusciva a cogliere e giudicare la squallida realtà del mondo in cui ci avvolgevamo e ad avanzare, almeno come ipotesi, un mondo diverso.

2 commenti:

  1. quando si parla di senso delle istituzioni e di etica pubblica! questa storia di Lussu è un modello straordinario.
    me la copio.

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  2. è bellissima, c'è differenza fra i grandi uomini e i quaquaraqua

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