sabato 3 novembre 2012

Viva Verdi - Massimo Zucchetti

All'Università di Torino, lo scorso anno (anno accademico 2011-12) studenti esterni alla Regione e meritevoli hanno vinto, con regolare domanda e graduatoria, posti-letto e borse di studio gestite, come da decenni ormai, dall'EDISU, l’ente regionale del Piemonte per il diritto allo studio. Peccato che questi posti, queste borse di studio, non si siano mai concretizzati: l'EDISU, in grave crisi economica per i terribili tagli voluti dalla Regione Piemonte, ha tagliato quei posti e non ha concesso quelle borse. E gli studenti, in mezzo a una strada, si sono mobilitati. In Via Verdi 15, a Torino, c’è stata fino all'anno scorso una residenza universitaria da 200 posti letto per studenti fuori sede, e doveva chiudere. Gli studenti hanno iniziato una bella esperienza di autogestione, trasformandola in “Verdi 15 occupata” e sostituendosi alle istituzioni che volevano chiuderla e renderla un fantasma.
Sono passato a trovarli, qualche volta, la scorsa primavera, i ragazzi della “Verdi 15″  ed ho pensato – ricordando “i miei tempi” della fine anni ’70  – che davvero le cose cambiano: una autogestione “pulita”, attenta anche alla conservazione del luogo, che ospita tantissimi studenti da tutto il mondo. Molti docenti ed esponenti della cultura torinese – e non – hanno fatto una visita, hanno tenuto una lezione o un seminario alla “Verdi 15”.Che però era diventata qualcosa di più di un buon posto dove dormire: gli studenti ne avevano fatto un progetto culturale, un luogo di incontro tra diverse culture, un’opportunità per tutti di fruire liberamente dei saperi. Molti “laboratori” e seminari, cineforum, una palestra, un’aula-studio, una ciclo-officina, eccetera. Era – anche solo dal punto di vista di uno studente fuori sede che arriva a Torino – un ottimo studentato in cui andare a stabilirsi, con una atmosfera piacevole. Se insomma il “diritto allo studio” è stato negato dai tagli davvero fatti con l’accetta, gli studenti avevano dimostrato che l’autogestione di ciò che è lasciato all’abbandono o all’incuria può funzionare…
…Io invece dico un ironico, ma serio “grazie” a chi ha deciso questa assurda iniziativa di sgombero.
Certo, è  facile per me dirlo da oltre 10.000 km di distanza, senza aver preso le botte, senza aver subito e sentito sulla propria pelle e sul proprio corpo quei brutali episodi, la tensione, la violenza, l’amarezza dei propri sforzi vanificati in apparenza. Tuttavia, precisato  questo, io dico “grazie”, come a suo tempo ringraziai la signora Gelmini per come aveva fatto ridiventare l’Università italiana un luogo di lotta, che ha allevato una generazione di studenti di nuovo consapevoli che l’università non è un marchionnificio. Proprio come quelli della “Verdi 15″ e come tutti quelli che staranno con loro.
Quanto è successo, e chi l’ha ordinato non poteva né doveva attendersi altro, riaccenderà come uno zolfanello buttato sulla benzina la voglia di lottare degli studenti – torinesi e non: già lo si vede dalle moltissime manifestazioni di solidarietà e condivisione, di sostegno e di appoggio concreto, avute dai ragazzi della “Verdi 15” un po’ da tutta Italia. Le mobilitazioni dei prossimi giorni lo dimostreranno.
Se questo sarà il risultato, colpire la “Verdi 15” (che tuttavia non è più da tempo soltanto una residenza con dei letti, ma una realtà culturale e come tale quindi continuerà ad esistere e resistere anche fuori dall’edificio in via Verdi 15) sortirà esattamente l’effetto opposto rispetto a chi sperava di lanciare un segnale che intimidisse e spaventasse: una rinnovata stagione di iniziative, di condivisioni, di lotte.
Grazie, allora, perché dopo decenni non ci conoscete ancora. Perché non li conoscete ancora, quei ragazzi che hanno tutta la mia solidarietà: non molleremo, non molleranno mai.

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