domenica 1 luglio 2012

intanto in Mexico hanno votato


Avvocato, 45 anni, ex governatore dello Stato di Mexico, cinque figli, vicino all'Opus Dei e candidato, oltre che del Pri, di Televisa, il maggior network tv del paese, Enrique Peña Nieto è il nuovo presidente del Messico.

Secondo le stime preliminari dell'Istituto federale elettorale, l'uomo che è riuscito a riportare al potere dopo 12 anni d'opposizione il vecchio Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri), che governò il paese per 71 anni di seguito (1929-2000) guadagnandosi la definizione di "dittatura perfetta" (il copyright è di Mario Vargas Llosa), ha ottenuto circa il 38% dei voti. Staccato al secondo posto il candidato della sinistra (Prd) Andrés Manuel Lopez Obrador, già battuto sei anni fa da Calderòn, che ha avuto circa il 31% dei voti. Al terzo posto la candidata del governo uscente, quello del Pan di Calderòn, Josefina Vázquez Mota poco oltre il 25%...

…Finché intrattenimento e informazione in Messico saranno monopolio di Televisa (e del suo gemello Tv Azteca) non sarà possibile un’evoluzione democratica delle mentalità. Da anni, quotidianamente, goccia a goccia, Televisa costruisce senza contraddittorio la propria idea di modernità neoliberale, i propri valori oggi incarnati da Peña Nieto, e demolisce con l’infamia di una quotidiana calunnia la candidatura progressista di Andrés Manuel López Obrador, AMLO che, come sei anni fa, ha battuto palmo a palmo il grande paese a parlare di un altro Messico possibile venendo costantemente ignorato dai media ufficiali che preferivano disegnare una plebiscitaria cavalcata solitaria del candidato priista piuttosto che la sfida democratica tra due diverse idee di paese.
Per anni Televisa ha continuato a presentare AMLO come un pericoloso sovversivo in un Messico avviato verso la pace e la ricchezza della modernità neoliberale, oppure come un velleitario incapace di avvicinare nei sondaggi il principe ereditario, la figlia adolescente del quale apostrofa i critici del padre con un rivelatore: “sono solo dei proletari”. In un contesto così civilmente triste Peña Nieto si avvierà a trionfare e da domani cominceremo a riparlare di brogli, anche come succedaneo a spiegazioni più profonde e necessarie. Come nell’88, quando Cuauhtémoc Cárdenas fu privato di una vittoria sicura, come nel 2006 con AMLO, come sempre in questo Messico che fa male.

4 commenti:

  1. avevo in mente anche io di scrivere sul Messico, ma l`hai fatto già benissimo tu.
    AMLO ha chiesto un riconteggio totale, ma temo servirà a poco....
    Purtroppo il sistema messicano è, come lo descrivi, una macchina perfetta contro la quale anche il migliore dei candidati ha pochissime chances di riuscire.
    La cosa mi ricorda vagamente il Cile prima di Allende, ma lì Allende è riuscito a smuovere il paese girandolo palmo a palmo.
    Oppure l`Italia degli ultimi anni...

    Aggiungi che nel 2006 ha contribuito in maniera negativa anche la candidatura di Marcos... (per quanto una bellissima candidatura).
    Ad oggi comunque il distacco pare assai minore di quanto preannunciato (fra l`altro: secondo AlJazeera gli exit polls sono stati dati direttamente dal PRI!!)

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  2. ti correggo, nel 2006 Marcos non era candidato, diceva solo di non votare, tanto gli uni e gli altri sono la stessa cosa, lo stesso sistema, come sostiene Javier Sicilia nel video nel post.

    e aggiunge che non se ne può più di votare il meno peggio, e in questo vedo un parallelo con l'Italia, purtroppo.

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  3. grazie della correzione, ricordavo che Marcos aveva fatto una grande campagna per quelle elezioni girando in motocicletta il paese ed ero convinto che fosse candidato...

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  4. era la La Otra Campaña:
    http://es.wikipedia.org/wiki/Subcomandante_Marcos

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