lunedì 21 novembre 2011

Antonione raccontato da Furio Colombo

Vi prego di fare attenzione a questa vicenda: il deputato Antonione, prima della seduta in cui Berlusconi ha finito la sua corsa (e Fabrizio Cicchitto, con un lapsus, ha addirittura annunciato le dimissioni del premier con il verbo al passato, molto prima che il suo capo salisse al Quirinale) aveva dichiarato subito che non avrebbe in nessun caso votato, quel giorno o mai più, a sostegno di Berlusconi.
Antonione se ne è andato dal Pdl senza essere parte di un gruppo, senza aderire ad alcun gruppo, senza difendersi, come politico e come persona, in alcun modo. Per questo, durante tutti gli interventi precedenti dei suoi ex amici, era stato (da tutti) chiamato “traditore”. Intendeva rispondere alla gravità dell’offesa, ma anche raccontare, spiegare. Questo i suoi colleghi non volevano che accadesse e per questo hanno organizzato una barriera compatta di urla, in modo che non restasse traccia della sua voce. Di solito tutti i non interessati vanno via in fretta alla fine di una seduta. Non in questo caso. Ci siamo fermati in molti, se non altro a difesa del deputato che non riusciva a parlare e per costringere il presidente di turno a difendere il diritto violato (ciò che non sempre avviene).
E allora Roberto Antonione ha potuto spiegare che i suoi anni con Berlusconi sono stati anni di umiliazione, di forzata ubbidienza, di ordini trasmessi dal caporalato lungo linee di comando che non hanno nulla di parlamentare, perché sono arbitrariamente costituite dentro la corte del sultano, non rispecchiano nulla delle competenze o dei ruoli effettivamente assegnati in Parlamento, ma solo decisioni, anche improvvisate o inventate sul momento, dal partito di plastica. Qualche volta sono istruzioni degli avvocati, qualche volta rappresentano iniziative dirette a piacere o compiacere, ma senza nessun senso politico. A volte sono eventi assurdi o umilianti come la vicenda di Karima El Mahroug (Ruby Rubacuori), la prostituta minorenne, già frequentatrice di Arcore che era stata fermata dalla Questura di Milano, e che Berlusconi ha fatto consegnare alla sua amica e consigliera regionale Minetti contro la decisione del giudice di sorveglianza. Ma l’incredibile evento non è bastato a Berlusconi. Ha preteso un voto di fiducia del Parlamento per confermare ciò che il presidente del Consiglio si era preso la responsabilità di affermare con la sua autorità istituzionale: che la ragazzina marocchina Ruby era in realtà la nipote egiziana del presidente Mubarak. Lo ripeto qui perché questo è stato l’argomento più importante e drammatico del discorso, continuamente disturbato da urla, del deputato Antonione, ex pdl. “Traditore io? Ma se ho persino votato che Ruby era la nipote di Mubarak! Ora non posso più umiliarmi a questo punto, non posso più accettare questo gioco di sottomissione assoluta”…

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